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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Un’imputata, condannata in appello per ricettazione e truffa, presenta personalmente ricorso in Cassazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della L. 103/2017, il ricorso per cassazione personale non è più consentito e l’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato cassazionista.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i requisiti di ammissibilità del ricorso davanti alla Suprema Corte. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, secondo cui il ricorso per cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato senza la firma di un avvocato cassazionista, è inammissibile. Questa pronuncia offre l’occasione per fare chiarezza su una modifica legislativa che ha profondamente inciso sulle modalità di accesso al più alto grado di giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per i reati di ricettazione e truffa emessa dal Tribunale di Napoli. La Corte d’appello, pur confermando la responsabilità penale dell’imputata, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, rideterminando la pena in sei mesi di reclusione e 300 euro di multa.
Contro questa decisione, l’imputata decideva di agire personalmente, proponendo ricorso per cassazione. Nel suo atto, lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che la Corte d’appello si fosse limitata a confermare la decisione precedente con una motivazione per relationem, senza un’analisi critica dei motivi di appello.

La Questione Giuridica: Il Ricorso per Cassazione Personale dopo la Riforma

Il fulcro della questione non risiede nel merito delle accuse, ma in un aspetto puramente procedurale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché presentato personalmente dall’imputata. La base giuridica di tale decisione è l’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (Legge n. 103 del 2017).
Questa normativa ha introdotto un requisito formale stringente: a pena di inammissibilità, il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. Di conseguenza, è stata eliminata la facoltà per l’imputato di presentare personalmente l’atto di impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, nel dichiarare l’inammissibilità, ha richiamato il principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite nella celebre sentenza ‘Aiello’ del 2017. I giudici hanno chiarito che la natura dell’impugnazione in Cassazione richiede un’elevata qualificazione tecnica che solo un avvocato specializzato può garantire.
La Corte ha inoltre precisato alcuni punti fondamentali:

1. Irrilevanza dell’autenticazione: L’eventuale autenticazione della firma dell’imputato da parte di un avvocato non sana il vizio, poiché serve solo a certificare la provenienza della firma, ma non attribuisce la paternità giuridica dell’atto al legale.
2. Irrilevanza della firma ‘per accettazione’: Anche la sottoscrizione del difensore ‘per accettazione’ del mandato non è sufficiente, in quanto non lo rende titolare dell’atto di impugnazione.

La Corte ha anche respinto qualsiasi dubbio di legittimità costituzionale della norma, affermando che la scelta del legislatore di richiedere una difesa tecnica specializzata è ragionevole e non viola il diritto di difesa (art. 24 e 111 Cost.), anche alla luce dell’esistenza del patrocinio a spese dello Stato, che garantisce l’accesso alla giustizia anche ai non abbienti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio ormai indiscutibile nel nostro ordinamento processuale: il giudizio di cassazione è un terreno per specialisti e non ammette iniziative personali della parte. Chiunque intenda impugnare una sentenza di appello davanti alla Suprema Corte deve obbligatoriamente avvalersi di un avvocato iscritto all’albo dei cassazionisti.
Questa regola, pur limitando l’autodifesa, è volta a garantire l’efficienza e la qualità del giudizio di legittimità, evitando che la Corte sia investita di ricorsi formulati in modo tecnicamente inadeguato. Per gli imputati, la lezione è chiara: la difesa tecnica non è un’opzione, ma un requisito indispensabile per accedere al terzo grado di giudizio.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

La firma di un avvocato che autentica quella dell’imputato rende valido il ricorso?
No. L’ordinanza chiarisce che l’eventuale autenticazione della firma da parte di un legale è irrilevante ai fini dell’ammissibilità, in quanto attesta solo la genuinità della sottoscrizione ma non conferisce la titolarità dell’atto al difensore.

La regola che vieta il ricorso per cassazione personale viola il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte, la richiesta di una rappresentanza tecnica qualificata è una scelta ragionevole del legislatore, data la complessità del giudizio di cassazione. Il diritto di difesa è comunque garantito, anche tramite l’istituto del patrocinio a spese dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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