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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento. La decisione ribadisce il principio secondo cui, dopo la riforma del 2017, ogni ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un difensore abilitato, pena l’inammissibilità e la condanna alle spese.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha confermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione personale non è consentito. La Corte ha dichiarato inammissibile l’impugnazione presentata direttamente da un imputato, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’apposito albo speciale. Questa decisione sottolinea l’importanza del patrocinio legale qualificato nelle fasi più alte del giudizio.

I fatti del caso

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Foggia, con la quale un individuo aveva patteggiato una pena di due anni di reclusione. Le accuse a suo carico erano di ricettazione di una carta di circolazione e di un’autovettura, oltre che di falso materiale di una carta d’identità e di un codice fiscale.

Insoddisfatto della qualificazione giuridica dei reati di ricettazione e lamentando la mancanza di querela per il reato di furto presupposto, l’imputato decideva di impugnare la sentenza. Egli presentava personalmente il ricorso presso la Corte di Cassazione, firmando l’atto di proprio pugno.

La questione del ricorso per cassazione personale

La Corte Suprema, investita del caso, non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dall’imputato. L’attenzione dei giudici si è concentrata interamente su un vizio procedurale preliminare: la modalità di presentazione del ricorso.

La decisione si fonda su un consolidato principio di diritto, rafforzato dalla legge 23 giugno 2017, n. 103 (nota come Riforma Orlando). Tale normativa ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, stabilendo in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che questa regola si applica a qualsiasi tipo di provvedimento impugnato, comprese le sentenze di applicazione della pena su richiesta (patteggiamento). La firma personale della parte non ha alcun valore ai fini dell’ammissibilità, anche qualora fosse autenticata da un legale. L’autenticazione, infatti, si limita a certificare la provenienza della firma dalla parte privata, ma non sana il vizio fondamentale della mancanza di sottoscrizione da parte di un difensore cassazionista.

I giudici hanno citato un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914 del 2017) e una serie di pronunce successive che hanno costantemente ribadito questo orientamento. Il legislatore ha voluto riservare la difesa davanti alla Suprema Corte a professionisti dotati di una specifica qualificazione, data la complessità tecnica delle questioni trattate in quella sede, che vertono su errori di diritto (errores in iudicando) o di procedura (errores in procedendo) e non su una nuova valutazione dei fatti.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, l’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver adito la Corte con un ricorso viziato.

Le conclusioni

Questa ordinanza serve come un importante monito: l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi livelli più alti, è regolato da norme procedurali stringenti che non possono essere ignorate. La necessità di un difensore cassazionista per il ricorso non è una mera formalità, ma una garanzia di tecnicità e professionalità a tutela del corretto funzionamento della Corte di Cassazione e, in ultima analisi, dello stesso imputato. Chiunque intenda impugnare una sentenza penale in Cassazione deve necessariamente avvalersi di un legale specializzato, poiché un’iniziativa personale, come dimostra questo caso, è destinata a fallire ancora prima di essere esaminata nel merito, con ulteriori conseguenze economiche a carico del ricorrente.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No, la legge (in particolare la riforma del 2017) stabilisce che il ricorso per cassazione debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la pronuncia di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Questa regola vale anche per le sentenze di patteggiamento?
Sì, il principio si applica a qualsiasi tipo di provvedimento impugnato davanti alla Corte di Cassazione, incluse le sentenze di applicazione di pena su richiesta, comunemente note come patteggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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