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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Un soggetto, condannato con patteggiamento per spaccio di stupefacenti, ha proposto personalmente appello. L’impugnazione è stata riqualificata come ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso per cassazione personale non è consentito. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore abilitato, e la conversione del mezzo di impugnazione non sana questo vizio formale.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, il rispetto dei requisiti formali per le impugnazioni è un pilastro fondamentale a garanzia della certezza del diritto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’inammissibilità del ricorso per cassazione personale presentato dall’imputato. Questa decisione evidenzia le importanti modifiche introdotte dalla Riforma Orlando (legge n. 103/2017) e le loro concrete implicazioni per gli assistiti e i loro difensori.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Agrigento. Un soggetto veniva condannato a quattro anni di reclusione e 12.000 euro di multa per il reato di detenzione e trasporto di un ingente quantitativo di cocaina (531 grammi). Avverso tale sentenza, il condannato proponeva personalmente un atto di appello, chiedendo una riduzione della pena tramite il riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Conversione dell’Appello e l’inammissibilità del Ricorso per Cassazione Personale

Il primo punto da chiarire è che le sentenze di patteggiamento non sono appellabili, ma unicamente ricorribili per cassazione per motivi specifici (art. 448, comma 2, c.p.p.). Pertanto, l’atto di appello è stato correttamente riqualificato d’ufficio come ricorso per cassazione. Tuttavia, è qui che emerge il problema centrale. A seguito della legge n. 103 del 2017, la facoltà per l’imputato di proporre personalmente ricorso è stata esclusa. L’art. 613 del codice di procedura penale oggi prevede, a pena di inammissibilità, che l’atto sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione. Poiché l’atto era stato presentato personalmente dal condannato, esso mancava di un requisito formale essenziale.

Il Principio di Conversione Non Salva dal Vizio Formale

La Corte ha precisato un aspetto tecnico di grande importanza: la conversione del mezzo di impugnazione (da appello a ricorso) non può sanare un vizio di inammissibilità originario del nuovo atto. La conversione opera su criteri oggettivi, ma non può creare ex post un requisito mancante, come la firma di un avvocato cassazionista. Il principio del favor impugnationis, che mira a conservare l’efficacia degli atti, non può spingersi fino a stravolgere i requisiti di forma e sostanza previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in modo netto e senza formalità, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., norma anch’essa introdotta dalla Riforma Orlando per accelerare la definizione dei ricorsi palesemente inammissibili. I giudici hanno sottolineato che la norma che impone la sottoscrizione del difensore specializzato è tassativa e non ammette deroghe. La ratio è quella di assicurare un filtro di professionalità e tecnicismo per i ricorsi presentati al giudice di legittimità, evitando impugnazioni dilatorie o infondate. La mancanza della sottoscrizione del difensore abilitato costituisce, quindi, un difetto di legittimazione del ricorrente che non può essere superato in alcun modo.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre un’indicazione pratica inequivocabile: dopo la riforma del 2017, un imputato o condannato non può in alcun caso presentare personalmente un ricorso per cassazione. L’assistenza di un avvocato iscritto all’albo speciale non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale. La violazione di questa regola comporta la declaratoria di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No, a seguito della legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Se si presenta un appello errato che viene convertito in ricorso per cassazione, l’inammissibilità originaria viene sanata?
No. La conversione dell’impugnazione non sana i vizi di inammissibilità originari. Se il ricorso, come qualificato dal giudice, non rispetta i requisiti formali (come la sottoscrizione del difensore abilitato), resta inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso per cassazione dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso di specie, 4.000 euro) in favore della Cassa delle ammende, a meno che non sussistano ragioni di esonero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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