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Ricorso per Cassazione personale: è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 37039/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per Cassazione personale proposto da un imputato. La decisione si fonda sulla legge n. 103/2017, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato senza l’assistenza di un legale, è inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza della difesa tecnica qualificata nel grado più alto della giustizia italiana e le conseguenze della sua mancanza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Prato, che condannava un individuo alla pena di un anno e sei mesi di reclusione e quattromila euro di multa per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Contro questa decisione, il condannato decideva di agire in autonomia, presentando personalmente ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle doglianze sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare di carattere puramente procedurale. La conseguenza di tale declaratoria è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e un’ulteriore somma di quattromila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso per Cassazione personale è inammissibile?

La motivazione della Corte è netta e si basa su una modifica legislativa cruciale introdotta dalla legge n. 103 del 2017 (nota come Riforma Orlando). Questa legge ha modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale, escludendo esplicitamente la facoltà dell’imputato di proporre personalmente ricorso per Cassazione. La normativa, in vigore dal 4 agosto 2017, stabilisce che l’atto di ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Nel caso specifico, sia la sentenza impugnata (del 2016) che il ricorso sono stati presentati in un periodo successivo all’entrata in vigore di questa riforma, rendendola pienamente applicabile. La Corte ha richiamato anche un precedente fondamentale delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2018), che aveva già consolidato questo principio, chiarendo che la norma si applica a tutti i ricorsi proposti dopo la sua entrata in vigore.

La decisione è stata inoltre pronunciata “senza formalità”, secondo quanto previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una procedura accelerata riservata ai casi di manifesta inammissibilità, come questo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza serve come un importante monito sulle regole procedurali che governano l’accesso alla Corte di Cassazione. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Obbligatorietà della Difesa Tecnica: Chiunque intenda contestare una sentenza penale davanti alla Cassazione deve necessariamente avvalersi di un avvocato cassazionista. Il “fai da te” legale non è ammesso e conduce a una declaratoria di inammissibilità immediata.
2. Conseguenze Economiche: Un ricorso inammissibile non è privo di costi. Oltre a precludere ogni possibilità di revisione della sentenza, comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata pari a quattromila euro.
3. Certezza del Diritto: La norma mira a garantire che i ricorsi presentati alla Suprema Corte siano tecnicamente fondati e redatti da professionisti qualificati, evitando di congestionare la Corte con impugnazioni prive dei requisiti minimi di legge.

In conclusione, la decisione ribadisce che la complessità del giudizio di legittimità richiede una competenza specialistica che solo un avvocato iscritto all’albo speciale può garantire, proteggendo sia la funzione della Corte sia, in ultima analisi, gli stessi diritti dell’imputato.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso per Cassazione?
No, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 103 del 2017, il ricorso per Cassazione deve essere sottoscritto, pena l’inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Qual è la conseguenza di un ricorso per Cassazione presentato personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata di quattromila euro.

Perché in questo caso la legge n. 103 del 2017 è applicabile?
La legge è applicabile perché sia il provvedimento impugnato che il ricorso sono successivi al 4 agosto 2017, data di entrata in vigore della normativa che ha eliminato la facoltà per l’imputato di ricorrere personalmente in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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