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Ricorso per cassazione patteggiamento: limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione proposto contro una sentenza di patteggiamento. La Corte chiarisce che i motivi di ricorso sono tassativi e non possono riguardare la valutazione delle prove, poiché l’accordo sulla pena implica una rinuncia a tale contestazione. Viene ribadito che, in caso di patteggiamento, il controllo del giudice sull’assenza di cause di proscioglimento non richiede una motivazione analitica, salvo la presenza di evidenti elementi contrari.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Patteggiamento: Quando è Inammissibile?

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione patteggiamento. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati che, dopo aver concordato la pena per reati legati agli stupefacenti, hanno tentato di contestare la valutazione delle prove a loro carico. Questa decisione ribadisce la natura negoziale del patteggiamento e i confini ristretti dell’impugnazione avverso tale tipo di sentenza.

I Fatti di Causa

Due soggetti, imputati per numerose violazioni in materia di stupefacenti, avevano definito la loro posizione processuale attraverso un accordo con il Pubblico Ministero ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale (c.d. patteggiamento). Il Tribunale di Brescia, in data 2 marzo 2023, aveva ratificato tale accordo, emettendo la relativa sentenza. Successivamente, gli imputati hanno proposto un unico motivo di ricorso per cassazione, lamentando la mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento per assenza di prove, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

Limiti al Ricorso per Cassazione Patteggiamento

La Corte di Cassazione ha immediatamente qualificato i ricorsi come manifestamente infondati, evidenziando una fondamentale regola procedurale. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Questi motivi includono:

* Vizi nell’espressione della volontà dell’imputato;
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza;
* Erronea qualificazione giuridica del fatto;
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La censura sollevata dai ricorrenti, relativa alla presunta mancanza di prove, non rientra in nessuna di queste categorie. Essa attiene, infatti, al merito della valutazione probatoria, una questione che l’imputato rinuncia a contestare nel momento in cui accede al rito premiale del patteggiamento.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la motivazione di una sentenza di patteggiamento ha una natura particolare, strettamente legata all’accordo tra accusa e difesa. Scegliendo il patteggiamento, l’imputato di fatto esonera l’accusa dall’onere di provare in dibattimento i fatti contestati. Di conseguenza, il dovere del giudice di verificare la possibile sussistenza di cause di proscioglimento immediato (art. 129 c.p.p.) deve essere interpretato in questo contesto. La Corte ha chiarito che una motivazione specifica e approfondita su questo punto è necessaria solo se dagli atti emergano elementi concreti che facciano dubitare della colpevolezza dell’imputato. In assenza di tali elementi, è sufficiente che il giudice dia atto di aver compiuto la verifica richiesta dalla legge, anche con una formula sintetica. Nel caso di specie, il Tribunale aveva fatto un richiamo, seppur stringato, alle fonti di prova raccolte, ritenuto sufficiente dalla Cassazione. Pertanto, non è consentito all’imputato utilizzare il ricorso per cassazione per rimettere in discussione il “patto” giudiziario che ha volontariamente accettato.

Le conclusioni

La Corte ha dichiarato l’inammissibilità dei ricorsi. Questa decisione comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, due conseguenze dirette per i ricorrenti: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una sanzione pecuniaria di quattromila euro ciascuno in favore della cassa delle ammende. La pronuncia conferma che il ricorso per cassazione patteggiamento non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio sul merito, ma solo come uno strumento di controllo sulla legalità dell’accordo e della pena applicata, entro i rigidi paletti fissati dal legislatore.

È possibile contestare la mancanza di prove con un ricorso per cassazione dopo un patteggiamento?
No, non è possibile. La contestazione relativa alla valutazione delle prove non rientra tra i motivi tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono i motivi validi per un ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
I motivi validi riguardano l’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, l’erronea qualificazione giuridica del fatto e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se il giudice, nel patteggiamento, non motiva in modo approfondito l’assenza delle condizioni per un proscioglimento immediato?
Secondo la Corte, una motivazione approfondita è richiesta solo se dagli atti emergono elementi concreti circa la possibile applicazione di cause di non punibilità. In caso contrario, è sufficiente una motivazione sintetica che attesti l’avvenuta verifica da parte del giudice, come un richiamo alle fonti di prova raccolte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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