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Ricorso per cassazione: obbligo dell’avvocato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente da un condannato. La decisione si fonda sulla legge n. 103/2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione non può essere presentato personalmente dal condannato, ma deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato cassazionista. Questa regola, introdotta dalla Riforma Orlando del 2017, mira a garantire la tecnicità e la specificità di un’impugnazione complessa, sanzionando con l’inammissibilità qualsiasi tentativo di ‘fai da te’.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in via definitiva, ha impugnato un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Bari. Invece di affidarsi a un legale abilitato, ha deciso di redigere e proporre personalmente il ricorso per cassazione contro tale provvedimento. L’atto, sebbene riguardasse la sua posizione personale, non rispettava i requisiti formali imposti dalla legge per adire la Suprema Corte.

Il Principio del Ricorso per Cassazione e la Riforma Orlando

La questione centrale ruota attorno alle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017 (nota come ‘Riforma Orlando’). Prima di questa legge, la facoltà dell’imputato di presentare personalmente l’impugnazione era più ampia. Tuttavia, dal 3 agosto 2017, la normativa è cambiata in modo netto e restrittivo.

La Nuova Disciplina

Gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come modificati dalla riforma, stabiliscono che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questa previsione esclude categoricamente la possibilità per l’imputato o il condannato di presentare l’atto in prima persona.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile con una motivazione netta e basata su un’interpretazione letterale della norma. I giudici hanno osservato che sia il provvedimento impugnato (del 2023) sia il ricorso stesso erano successivi all’entrata in vigore della legge del 2017. Di conseguenza, la nuova e più rigorosa disciplina doveva essere applicata.

La Suprema Corte ha richiamato importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui una sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914/2018), che ha consolidato questo principio. Inoltre, i giudici hanno chiarito un punto cruciale: è del tutto irrilevante che la firma del ricorrente sia autenticata da un legale o che il difensore sottoscriva l’atto ‘per accettazione’ del mandato. Ciò che conta è la ‘titolarità’ dell’atto: esso deve provenire formalmente e sostanzialmente dal difensore, il quale se ne assume la piena responsabilità tecnica e giuridica. La natura personale dell’atto impugnatorio, quando presentato direttamente dalla parte, lo rende insanabilmente viziato.

Le Conclusioni

In applicazione dell’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, introdotto proprio dalla Riforma Orlando, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze automatiche per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto di applicare la sanzione poiché non potevano escludersi profili di colpa nella proposizione di un’impugnazione palesemente inammissibile. Questa ordinanza rappresenta un monito sull’importanza di rispettare le regole formali di accesso alla giustizia, specialmente nel grado più alto della giurisdizione.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. Dopo l’entrata in vigore della legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione in materia penale deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione, a pena di inammissibilità.

Cosa succede se il ricorso personale viene autenticato da un avvocato?
Secondo la Corte, è irrilevante. L’autenticazione della firma del ricorrente o la sottoscrizione del difensore ‘per accettazione’ del mandato non sana il vizio, perché non attribuisce al difensore la titolarità dell’atto di impugnazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso per cassazione dichiarato inammissibile per questo motivo?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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