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Ricorso per cassazione: l’obbligo di firma dell’avvocato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente da un condannato. La decisione si basa sulla riforma introdotta dalla legge n. 103 del 2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale, a pena di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: l’importanza della firma del difensore

Presentare un ricorso per cassazione è una fase delicata e tecnicamente complessa del processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce una regola fondamentale, spesso sottovalutata: il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato abilitato, pena la sua inammissibilità. Questo principio, rafforzato dalla riforma del 2017, mira a garantire la tecnicità e la serietà dell’atto, evitando impugnazioni infondate o prive dei requisiti di legge.

Il caso: un ricorso presentato personalmente

La vicenda trae origine dal ricorso presentato personalmente da un soggetto condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Sia l’ordinanza impugnata che il successivo ricorso erano stati emessi e proposti dopo il 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”). Questa data è cruciale, poiché segna un cambiamento significativo nelle modalità di proposizione del ricorso per cassazione.

Il ricorrente, agendo in prima persona, ha depositato l’atto di impugnazione, confidando forse nella possibilità, precedentemente ammessa, di poter adire personalmente la Suprema Corte. Tuttavia, la nuova normativa ha posto fine a tale facoltà.

La decisione e l’inammissibilità del ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è netta e si fonda su un’applicazione rigorosa delle norme procedurali. I giudici hanno sottolineato come la legge n. 103 del 2017 abbia modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, escludendo la facoltà dell’imputato (e quindi anche del condannato) di proporre personalmente il ricorso per cassazione.

Secondo la normativa vigente, l’atto deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una garanzia di professionalità e competenza tecnica in un grado di giudizio dove si discutono esclusivamente questioni di diritto.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni dell’ordinanza si basano su un consolidato orientamento giurisprudenziale, incluse sentenze a Sezioni Unite. La Corte ha chiarito che, per la natura strettamente personale dell’atto di impugnazione, non è sufficiente neanche l’autenticazione della firma del ricorrente da parte di un legale, né la sottoscrizione del difensore “per accettazione” del mandato. La titolarità dell’atto, e quindi la responsabilità della sua redazione e sottoscrizione, deve appartenere esclusivamente al difensore specializzato.

L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come conseguenza automatica, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, non potendo escludere profili di colpa nella proposizione di un ricorso privo di un requisito essenziale, la Corte ha condannato l’uomo al pagamento di una sanzione di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, conformemente a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000.

Conclusioni: implicazioni pratiche

Questa pronuncia conferma un principio inderogabile del processo penale post-riforma: chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione deve necessariamente rivolgersi a un avvocato cassazionista. Il “fai-da-te” processuale in questa fase non è ammesso e conduce a conseguenze pregiudizievoli: non solo l’impugnazione non viene esaminata nel merito, ma si va incontro a una condanna economica certa per le spese e la sanzione. È quindi fondamentale, per tutelare i propri diritti, affidarsi sempre a un professionista qualificato.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No, a seguito della legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione, altrimenti è inammissibile.

Cosa accade se un ricorso per cassazione non è firmato da un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non entra nel merito della questione sollevata e l’atto viene rigettato per un vizio di forma insanabile.

Quali sono le conseguenze economiche dell’inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di cause che escludano la colpa, al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la sanzione è stata di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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