LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: l’obbligo di firma dell’avvocato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente da un detenuto. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 c.p.p. introdotta nel 2017, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale, eliminando la possibilità per la parte di agire personalmente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: perché la firma dell’avvocato è indispensabile

Nel complesso mondo della procedura penale, le regole formali non sono meri cavilli, ma garanzie fondamentali per il corretto funzionamento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la necessità della firma di un avvocato specializzato per la validità del ricorso per cassazione. L’analisi di questo caso ci permette di comprendere le ragioni e le conseguenze di questa regola, introdotta dalla riforma del 2017.

Il caso in esame: la richiesta di rideterminazione della pena

Un soggetto, condannato con una sentenza del 2019, presentava un’istanza al Giudice dell’esecuzione del Tribunale per ottenere la rideterminazione della propria pena. Il Giudice dichiarava la richiesta inammissibile. Contro questa decisione, il condannato decideva di appellarsi direttamente alla Corte di Cassazione. Sosteneva che la sua richiesta fosse stata fraintesa, essendo in realtà volta al riconoscimento della continuazione tra reati e alla concessione di misure alternative. Tuttavia, l’atto di ricorso veniva redatto e sottoscritto personalmente dal condannato, direttamente dall’istituto di pena in cui era recluso.

La decisione della Corte sul ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione, senza nemmeno entrare nel merito delle argomentazioni del ricorrente, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un vizio procedurale insuperabile, legato alle modalità di presentazione dell’atto.

La riforma dell’art. 613 del Codice di Procedura Penale

Il punto centrale della questione risiede nella modifica dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale, operata dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’). Prima di questa riforma, la norma consentiva alla parte di presentare personalmente il ricorso. La nuova formulazione ha soppresso l’inciso ‘salvo che la parte non vi provveda personalmente’. Di conseguenza, dal 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della legge, ogni ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

L’inammissibilità per difetto di sottoscrizione qualificata

Poiché il ricorso in esame è stato presentato dopo tale data e recava unicamente la firma del condannato, la Corte lo ha ritenuto irrimediabilmente viziato. La mancanza della sottoscrizione di un avvocato cassazionista costituisce una causa di inammissibilità che può essere dichiarata ‘de plano’, ovvero senza una formale udienza, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente giuridico-procedurale. La legge ha introdotto un requisito di forma non derogabile, finalizzato a garantire la tecnicità e la qualità degli atti sottoposti al giudizio della Suprema Corte. La funzione della Cassazione non è quella di riesaminare i fatti, ma di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Pertanto, si presume che solo un professionista con una specifica qualificazione (l’iscrizione all’albo speciale) possieda le competenze necessarie per redigere un ricorso che rispetti i rigidi canoni richiesti. La firma personale della parte, un tempo ammessa, è oggi causa di inammissibilità insanabile, come confermato anche dalle Sezioni Unite della stessa Corte.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: nel processo penale, e in particolare nella fase di legittimità, il ‘fai da te’ non è ammesso. La riforma del 2017 ha rafforzato il ruolo del difensore tecnico come filtro di professionalità per l’accesso alla Corte di Cassazione. Chi intende presentare un ricorso per cassazione deve necessariamente rivolgersi a un avvocato abilitato, pena la dichiarazione di inammissibilità dell’atto, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito della modifica dell’art. 613, comma 1, cod. proc. pen. avvenuta nel 2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione è firmato solo dalla parte e non da un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questa decisione può essere presa dalla Corte senza necessità di udienza (‘de plano’), poiché il vizio di forma è considerato insanabile.

Quali sono le conseguenze economiche di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati