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Ricorso per cassazione: l’obbligo del difensore

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla modifica normativa all’art. 613 cod. proc. pen., che impone, a pena di inammissibilità, che il ricorso per cassazione sia sottoscritto da un difensore abilitato. La Corte ha ribadito la manifesta infondatezza di ogni questione di costituzionalità, sottolineando come l’obbligo della difesa tecnica sia una scelta legislativa ragionevole data la complessità del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: perché è indispensabile l’avvocato?

Presentare un ricorso per cassazione è una fase estremamente tecnica e delicata del processo. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce in modo definitivo un punto cruciale: il ‘fai-da-te’ legale non è ammesso. L’assistenza di un avvocato specializzato non è solo consigliabile, ma un requisito di ammissibilità imposto dalla legge. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le ragioni dietro tale obbligo e le gravi conseguenze per chi non lo rispetta.

Il caso: un appello senza avvocato

Un soggetto, condannato in via definitiva, si era visto rigettare dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta di differimento della pena. Deciso a contestare tale provvedimento, ha presentato personalmente un ricorso per cassazione, senza avvalersi dell’assistenza di un legale. L’impugnazione è stata presentata dopo l’entrata in vigore della cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (legge n. 103 del 2017), che ha modificato in modo significativo le regole per accedere al giudizio di legittimità.

La necessità della difesa tecnica nel ricorso per cassazione

Il cuore della questione risiede nella modifica dell’articolo 613 del codice di procedura penale. Prima della riforma del 2017, la norma permetteva alla parte di presentare personalmente il ricorso. La nuova formulazione, invece, ha eliminato questa possibilità, stabilendo che l’atto debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. La Corte, nel caso di specie, ha semplicemente applicato questa regola, dichiarando il ricorso irricevibile senza nemmeno entrare nel merito delle doglianze del ricorrente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su basi normative solide e su un consolidato orientamento giurisprudenziale. In primo luogo, ha evidenziato come la norma attuale (art. 613 c.p.p.) non lasci spazio a interpretazioni: la sottoscrizione del difensore specializzato è un requisito imprescindibile.

In secondo luogo, ha richiamato una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (la n. 8914 del 2017), che ha già affrontato e respinto ogni dubbio sulla legittimità costituzionale di tale obbligo. Le Sezioni Unite hanno chiarito che richiedere la rappresentanza tecnica per il ricorso per cassazione non limita il diritto di difesa, ma lo qualifica. Si tratta di una scelta discrezionale e ragionevole del legislatore, giustificata dall’elevato livello di specializzazione necessario per argomentare di fronte alla Suprema Corte, il cui compito non è rivedere i fatti, ma assicurare l’uniforme interpretazione e l’osservanza della legge. La difesa personale, in un contesto così tecnico, non sarebbe adeguata a garantire la piena tutela dei diritti.

Le conclusioni

La pronuncia in esame riafferma un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia di legittimità richiede professionalità e competenza specifiche. L’inammissibilità del ricorso non è stata l’unica conseguenza per il ricorrente. In applicazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è dovuta alla ‘colpa’ del ricorrente nell’aver attivato un’impugnazione con modalità procedurali palesemente errate. La lezione è chiara: per un ricorso per cassazione, affidarsi a un difensore abilitato non è un’opzione, ma un obbligo la cui violazione comporta conseguenze procedurali ed economiche severe.

È possibile presentare un ricorso per cassazione personalmente senza un avvocato?
No. A seguito della riforma introdotta dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

La regola che impone l’obbligo del difensore per il ricorso per cassazione è costituzionale?
Sì. La Corte di Cassazione, nella sua composizione più autorevole (Sezioni Unite), ha confermato che tale obbligo è una scelta legislativa ragionevole, giustificata dall’alta qualificazione tecnica richiesta in sede di legittimità, e non viola i diritti di difesa garantiti dalla Costituzione e dalla CEDU.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso per cassazione senza avvocato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende per aver presentato un’impugnazione non conforme alle regole procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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