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Ricorso per cassazione: l’obbligo del difensore

Un detenuto ha presentato personalmente un reclamo, riqualificato come ricorso per cassazione, contro un provvedimento del magistrato di sorveglianza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, qualsiasi ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità, senza eccezioni per la materia o lo status del ricorrente.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: perché è indispensabile un avvocato specializzato?

Presentare un ricorso per cassazione è una fase estremamente tecnica del processo penale, riservata al controllo di legittimità delle decisioni dei giudici di merito. Una recente ordinanza della Corte Suprema ci offre l’occasione per ribadire un principio fondamentale, spesso sottovalutato: l’impossibilità per il cittadino di presentare personalmente questo tipo di ricorso. La vicenda analizzata riguarda un detenuto il cui appello è stato dichiarato inammissibile proprio per questa ragione, confermando la necessità tassativa della difesa tecnica specializzata.

I Fatti del Caso

Un detenuto si opponeva a un provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza in materia di corrispondenza con i propri difensori. Per far valere le sue ragioni, redigeva e presentava personalmente un reclamo. Questo atto, per sua natura, veniva riqualificato come ricorso per cassazione e trasmesso alla Suprema Corte per la decisione. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato dal ricorrente, non per il contenuto delle sue lamentele, ma per un vizio di forma insanabile.

La Decisione della Corte e il ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta e procedurale: il ricorso era stato proposto personalmente dal detenuto, senza l’assistenza e la sottoscrizione di un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questa mancanza ha determinato un difetto di legittimazione del ricorrente, impedendo ai giudici di entrare nel merito della questione sollevata.

Le Motivazioni

La decisione si fonda su una regola precisa e consolidata del nostro ordinamento processuale. Il punto di riferimento è l’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “riforma Orlando”). Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che gli atti di ricorso in Cassazione devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da difensori abilitati al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

La Corte ha richiamato l’autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che ha chiarito ogni dubbio interpretativo. Le Sezioni Unite hanno stabilito che tale regola ha una portata generale e si applica a qualsiasi tipo di provvedimento, inclusi quelli in materia cautelare o, come nel caso di specie, emessi dalla magistratura di sorveglianza. Non esistono eccezioni: la parte non può mai stare in giudizio personalmente davanti alla Cassazione.

La ratio di questa norma è quella di garantire un elevato standard tecnico-giuridico dei ricorsi presentati alla Suprema Corte, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Pertanto, è necessario che il ricorso sia redatto da un professionista con una specifica competenza e abilitazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio cardine della procedura penale: il ricorso per cassazione è un atto che richiede obbligatoriamente l’intervento di un avvocato cassazionista. Qualsiasi tentativo di agire personalmente, anche se mosso da ragioni comprensibili come quelle di un detenuto, è destinato a fallire per un vizio di inammissibilità. Oltre a vedere respinta la propria istanza senza un esame nel merito, il ricorrente subisce anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso in esame, quantificata in tremila euro. Questa pronuncia serve da monito: per accedere alla giustizia di legittimità, la via della difesa tecnica specializzata non è un’opzione, ma un requisito imprescindibile.

Un cittadino può presentare un ricorso per cassazione personalmente?
No. La legge, a seguito della riforma del 2017, stabilisce chiaramente che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. La presentazione personale dell’atto lo rende inammissibile.

Questa regola si applica anche ai ricorsi presentati da persone detenute?
Sì. La Corte di Cassazione ha specificato che l’obbligo della difesa tecnica specializzata vale per qualsiasi tipo di provvedimento e per qualsiasi soggetto, compresi i detenuti che intendono impugnare decisioni della magistratura di sorveglianza.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato senza la firma di un avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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