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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un conduttore avverso un’ordinanza in materia di sequestro preventivo. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione contro tali provvedimenti è ammesso solo per violazione di legge e non per contestare la motivazione del giudice, a meno che non sia radicalmente viziata. Il ricorrente, che lamentava la mancata considerazione di prove e l’omessa motivazione, si è visto respingere le sue doglianze in quanto miravano a una rivalutazione del merito non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: i limiti invalicabili in materia di sequestro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36346 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in tema di misure cautelari reali: il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo non è un terzo grado di giudizio, ma un controllo di pura legittimità. Questo significa che non si possono contestare le valutazioni del giudice di merito, ma solo una chiara e diretta “violazione di legge”.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di restituzione di un immobile, avanzata dal conduttore (l’inquilino) dell’unità. L’immobile, di proprietà di una società, era stato sottoposto a confisca nell’ambito di un procedimento penale. Il Tribunale di primo grado aveva rigettato l’istanza di restituzione.

Contro questa decisione, il conduttore aveva proposto appello cautelare al Tribunale della libertà, il quale lo aveva dichiarato inammissibile. Secondo il Tribunale, il bene era già stato dissequestrato in seguito a un’aggiudicazione avvenuta anni prima.

Non soddisfatto, il conduttore ha presentato ricorso per cassazione, lamentando che il Tribunale della libertà avesse errato nel considerare il bene libero da vincoli. A suo dire, alcune particelle catastali erano ancora soggette a sequestro preventivo. Inoltre, accusava il Tribunale di non aver motivato sulla sussistenza dei requisiti per la restituzione (il fumus e il periculum), ignorando la documentazione prodotta.

La decisione sul ricorso per cassazione e le sue basi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del ricorso per cassazione in materia di sequestri, disciplinato dall’art. 322-bis del codice di procedura penale.

La Corte ha chiarito che l’unico vizio deducibile in questa sede è la “violazione di legge”. Il ricorrente, invece, si era limitato a contestare la motivazione dell’ordinanza impugnata, sostenendo che il Tribunale avesse interpretato male le prove documentali. Questo tipo di doglianza, tuttavia, si traduce in una richiesta di rivalutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la nozione di “violazione di legge” comprende due categorie di errori: gli errores in iudicando (errori nell’individuare o interpretare la norma giuridica) e gli errores in procedendo (errori nell’applicazione delle norme processuali). Rientra in questa nozione anche un vizio di motivazione, ma solo quando è così grave da risultare del tutto assente, palesemente illogico o contraddittorio. In pratica, la motivazione deve essere talmente carente da non permettere di ricostruire il ragionamento del giudice.

Nel caso specifico, il Tribunale della libertà aveva dato atto di aver esaminato le produzioni difensive e aveva concluso, sulla base di queste, che il dissequestro era effettivamente avvenuto. Pertanto, una motivazione, seppur sintetica, esisteva e non era manifestamente illogica. Le critiche del ricorrente rappresentavano un mero dissenso rispetto all’interpretazione data dal giudice di merito, non una violazione di legge.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato: non si può utilizzare il ricorso per cassazione come un’ulteriore opportunità per discutere i fatti di una causa cautelare. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge, non correggere ogni presunto errore di valutazione del giudice di merito. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 Euro, non essendo stata ravvisata un’assenza di colpa nella proposizione dell’impugnazione.

È possibile contestare la motivazione di un’ordinanza in materia di sequestro con un ricorso per cassazione?
No, di norma non è possibile. Il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per “violazione di legge”. La contestazione della motivazione è considerata una critica nel merito, a meno che la motivazione non sia totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria al punto da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice.

Cosa si intende per “violazione di legge” nel contesto di un ricorso per cassazione contro un sequestro?
Per “violazione di legge” si intendono sia gli errori nell’interpretazione o applicazione di una norma sostanziale o processuale (errores in iudicando o in procedendo), sia i vizi radicali della motivazione. Non rientra in questa nozione il semplice disaccordo con la valutazione delle prove e dei fatti operata dal giudice di merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile e non si ravvisa un’assenza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in Euro 3.000,00.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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