Ricorso per cassazione: quando la Corte Suprema non può riesaminare i fatti
Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma i suoi poteri sono ben definiti. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge, non sostituirsi ai giudici di merito nella valutazione dei fatti. Analizziamo un caso emblematico che chiarisce questi confini.
I Fatti del Caso
Un soggetto, condannato per gravi reati, si vedeva prorogare un regime detentivo speciale da parte del Tribunale di Sorveglianza. Contro questa decisione, presentava un ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nella sua valutazione. In particolare, l’interessato contestava la conclusione secondo cui egli avesse ancora la capacità di mantenere contatti con l’associazione criminale di riferimento. A suo dire, non vi erano prove di un suo coinvolgimento in attività illecite recenti (tra il 2015 e il 2017) e l’individuazione dei potenziali destinatari delle sue comunicazioni era errata.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una distinzione cruciale nel sistema processuale: la differenza tra un errore di valutazione dei fatti (giudizio di merito) e una violazione di legge (giudizio di legittimità). Il ricorso per cassazione in materia di proroga del regime detentivo differenziato è consentito solo per violazione di legge. Le argomentazioni del ricorrente, tuttavia, non denunciavano un’errata applicazione di norme giuridiche, ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e delle circostanze fattuali già esaminate dal Tribunale.
Limiti del ricorso per cassazione in materia detentiva
La Corte ha sottolineato che il ricorrente cercava di mettere in discussione la “correttezza delle valutazioni della motivazione” del Tribunale. Questo tipo di censura, che attiene al merito della decisione, è precluso in sede di legittimità. Il sistema non prevede un terzo grado di giudizio per riesaminare come i fatti sono stati accertati, ma solo per controllare che in tale accertamento non siano state violate le leggi.
Le Motivazioni
La Corte ha spiegato che il Tribunale di Sorveglianza aveva adempiuto correttamente al suo compito. Il punto centrale da accertare non era la “attuale capacità criminale” del soggetto, ma la sua “attuale capacità di mantenere contatti con l’associazione criminale”. Su questo aspetto, il Tribunale aveva fornito una motivazione logica e non apparente, basandosi su elementi concreti. Aveva considerato non solo l’operatività attuale della cosca di riferimento, ma anche la fitta rete di contatti che aveva permesso al soggetto una lunga latitanza all’estero sotto falso nome. Questi elementi, secondo il Tribunale, dimostravano la persistenza di legami pericolosi. Poiché il Tribunale aveva effettuato questa valutazione senza omettere alcun punto essenziale e senza violare alcuna norma, la sua decisione era incensurabile in sede di legittimità.
Le Conclusioni
Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema giudiziario: il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di un “super giudice” dei fatti, ma di custode della legge. Per chi intende presentare un ricorso per cassazione, è fondamentale comprendere che le argomentazioni devono concentrarsi su specifiche violazioni di norme giuridiche e non su una semplice riconsiderazione delle prove. La decisione del Tribunale, seppur contestata nel merito, è stata ritenuta immune da vizi di legittimità e, di conseguenza, l’impugnazione è stata respinta, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non denunciava una violazione di legge, ma contestava nel merito le valutazioni dei fatti compiute dal Tribunale di Sorveglianza, un tipo di censura non consentito in sede di legittimità per questo specifico procedimento.
Qual era il punto cruciale che il Tribunale di Sorveglianza doveva accertare?
Il Tribunale non doveva accertare l’attuale capacità criminale del soggetto, bensì la sua “attuale capacità di mantenere contatti con l’associazione criminale” di riferimento. Questo è il parametro specifico richiesto dalla legge per la proroga del regime detentivo differenziato.
Quali elementi ha considerato il Tribunale per ritenere ancora esistente la capacità di contatto con l’esterno?
Il Tribunale ha basato la sua valutazione sull’attuale operatività della cosca di riferimento e, soprattutto, sulla rete di contatti che aveva consentito al ricorrente di sostenere una lunga latitanza all’estero, dimostrando la persistenza di solidi legami con l’organizzazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10529 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10529 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 22/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a SIDERNO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 19/10/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che l’unico argomento introdotto nel ricorso non è consentito dalla legge in sede di legittimità, perché nel sistema della proroga del regime detentivo differenziato il ricorso cassazione ha un ambito più ristretto rispetto a quello che caratterizza i provvedimenti emess nell’ambito di un procedimento penale, perché è ammesso solo per violazione di legge, e nel caso in esame il ricorso non individua una violazione di legge in cui sarebbe incorso il giudice d merito, ma argomenta sulla correttezza delle valutazioni della motivazione rispetto alle risultanz della indagine complessiva del Tribunale circa la assenza del coinvolgimento del ricorrente in fatti-reato commessi dalla cosca di riferimento tra il 2015 e la cessazione della latitan avvenuta nel 2017, e circa la individuazione dei potenziali destinatari delle comunicazioni vers l’esterno del ricorrente, ma il primo argomento non è conferente con il perimetro de provvedimento impugnato che deve accertare non l’attuale capacità criminale dell’interessato, ma “l’attuale capacità del condannato di mantenere contatti con l’associazione criminale” di riferimento (Sez. 1 , Sentenza n. 2660 del 09/10/2018, dep. 2019, Vincinguerra, Rv. 274912), mentre, con riferimento a tale punto della capacità attuale del soggetto di mantenere collegamenti con la criminalità organizzata, il Tribunale non ha omesso la valutazione perché ha evidenziato, oltre all’attuale operatività della cosca di riferimento, anche la rete di contatt stessa che ha consentito al ricorrente una lunga latitanza all’estero sotto falso nome; definitiva, il ricorso, lungi dal restare nei limiti della censura della motivazione apparente, nel merito delle valutazioni formulate dal Tribunale, su cui, però, non è prevista tut giurisdizionale in sede di legittimità; Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo; Corte di Cassazione – copia non ufficiale
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 22 febbraio 2024.