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Ricorso per cassazione: limiti dopo il concordato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da tre imputati avverso una sentenza di “concordato in appello” della Corte d’Appello di Genova. L’ordinanza chiarisce che il ricorso per cassazione in questi casi è consentito solo per motivi specifici, come vizi nella formazione dell’accordo o illegalità della pena, escludendo doglianze su motivi rinunciati o sulla determinazione della sanzione. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando è inammissibile dopo il patteggiamento in appello?

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma il suo accesso non è illimitato. Una recente ordinanza della Suprema Corte di Cassazione fa luce sui precisi confini di ammissibilità di tale ricorso quando la sentenza impugnata è il risultato di un ‘concordato in appello’, noto anche come patteggiamento in secondo grado. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le regole procedurali che governano questa delicata fase del processo penale.

I Fatti del Caso

Tre individui, condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello di Genova, avevano deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che la sentenza d’appello era stata emessa a seguito di un ‘concordato’ tra gli imputati e la pubblica accusa, secondo quanto previsto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale. Con questo accordo, le parti avevano concordato la pena, rinunciando di fatto a contestare altri aspetti della sentenza di primo grado. Nonostante ciò, gli imputati hanno tentato la via del ricorso per cassazione.

I Limiti del Ricorso per Cassazione dopo il Concordato

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi presentati del tutto inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di un concordato in appello può essere impugnata in Cassazione solo per un numero molto limitato di motivi. La Suprema Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, non è più possibile sollevare questioni che sono state oggetto di rinuncia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che, in tema di concordato in appello, il ricorso per cassazione è ammissibile esclusivamente se si contestano:
1. Vizi nella formazione della volontà: Ad esempio, se la parte ha aderito all’accordo per errore, violenza o dolo.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero: Se l’accordo è stato ratificato dal giudice senza il necessario consenso della pubblica accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice applica una pena diversa da quella concordata tra le parti.
4. Illegalità della sanzione: Se la pena inflitta è illegale, ovvero non prevista dalla legge per quel reato o al di fuori dei limiti minimi e massimi (limiti edittali).

Nel caso di specie, le doglianze degli imputati non rientravano in nessuna di queste categorie. Essi lamentavano, tra le altre cose, una mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p., un motivo che si considera rinunciato con l’adesione al concordato. Pertanto, la Corte ha concluso per la totale inammissibilità dei ricorsi, definendoli inoltre eccessivamente generici.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma la natura prevalentemente ‘tombale’ del concordato in appello. La scelta di accordarsi sulla pena preclude la possibilità di contestare in Cassazione la maggior parte delle questioni di merito e di legittimità. La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna dei ricorrenti non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge. La decisione serve da monito: la via del concordato deve essere ponderata attentamente, poiché chiude quasi definitivamente le porte a ulteriori impugnazioni.

È sempre possibile presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di “concordato in appello”?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammissibile solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà delle parti di accordarsi, il dissenso del pubblico ministero, una pena difforme dall’accordo o una sanzione palesemente illegale.

Quali motivi di ricorso sono considerati inammissibili in questo contesto?
Sono inammissibili le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, alla mancata valutazione da parte del giudice delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) e, in generale, ai vizi relativi alla determinazione della pena, a meno che questa non sia illegale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per i ricorrenti la condanna al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso non consentito dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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