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Ricorso per cassazione: l’avvocato è obbligatorio?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente da un condannato. La Corte ribadisce che, dopo la riforma del 2017, è obbligatoria la firma di un avvocato iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità e la condanna a spese e sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Perché è Obbligatorio l’Avvocato?

Presentare un ricorso per cassazione è una fase delicata e altamente tecnica del processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una regola fondamentale, spesso sottovalutata: il ricorso presentato personalmente dall’imputato o dal condannato, senza la firma di un difensore abilitato, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme questo caso per capire le ragioni e le conseguenze di questa norma procedurale.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato e in fase di esecuzione della pena, aveva presentato un reclamo al Magistrato di sorveglianza lamentando una violazione dei suoi diritti e chiedendo dei rimedi specifici previsti dalla legge sull’ordinamento penitenziario (art. 35 ter). Il Magistrato di sorveglianza aveva dichiarato il reclamo inammissibile.

Contro questa decisione, il condannato ha deciso di agire in autonomia, proponendo personalmente un ricorso per cassazione per contestare l’ordinanza del giudice. Tuttavia, questa iniziativa si è scontrata con una precisa regola procedurale introdotta dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103 del 2017).

La Decisione della Corte: un Ricorso per Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato immediatamente inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione è puramente formale ma invalicabile: il ricorso non era stato sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.

La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda su un principio consolidato, rafforzato dalla riforma del 2017. La legge (in particolare gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale) stabilisce chiaramente che, a differenza di altri gradi di giudizio, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente redatto e sottoscritto da un difensore abilitato.

La legge n. 103 del 2017 ha eliminato la facoltà per l’imputato di presentare personalmente il ricorso, rendendo la difesa tecnica un requisito di ammissibilità imprescindibile. Poiché sia il provvedimento impugnato sia il ricorso in questione erano successivi all’entrata in vigore di tale legge (3 agosto 2017), la nuova disciplina si applicava pienamente al caso di specie. La mancanza della firma dell’avvocato ha quindi reso l’atto radicalmente nullo, impedendo qualsiasi valutazione sul contenuto delle lamentele del ricorrente. La condanna alla sanzione pecuniaria, inoltre, è una conseguenza diretta dell’inammissibilità quando non si possono escludere profili di colpa in capo al ricorrente, come stabilito da una precedente sentenza della Corte Costituzionale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale: il ‘fai-da-te’ giudiziario, soprattutto davanti alla Corte di Cassazione, non è ammesso. Il giudizio di legittimità è un procedimento complesso che richiede competenze tecniche specifiche. L’obbligo di avvalersi di un difensore specializzato non è un mero formalismo, ma una garanzia di professionalità e un filtro per assicurare che alla Corte vengano sottoposte solo questioni di diritto fondate e formulate correttamente. Per i cittadini, la lezione è chiara: per tutelare efficacemente i propri diritti in sede di legittimità, è indispensabile affidarsi a un legale esperto, evitando iniziative personali che, come in questo caso, portano non solo al rigetto del ricorso ma anche a ulteriori conseguenze economiche.

Un cittadino può presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. Dopo l’entrata in vigore della legge n. 103 del 2017, è stata esclusa la facoltà dell’imputato o del condannato di proporre personalmente ricorso per cassazione. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato senza la firma di un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione e l’impugnazione non produce alcun effetto. Inoltre, come conseguenza dell’inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorrente è stato condannato anche a pagare una sanzione pecuniaria?
La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è una conseguenza prevista dalla legge in caso di inammissibilità del ricorso, quando non è possibile escludere che l’impugnazione sia stata proposta per colpa. La Corte ha ritenuto che, in questo caso, sussistessero profili di colpa e ha quantificato la sanzione in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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