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Ricorso per cassazione inammissibile se ripetitivo

L’appellante ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile. La decisione si basa sulla constatazione che i motivi di ricorso erano una mera ripetizione di argomenti già respinti in precedenza, privi della necessaria specificità. Un ulteriore motivo, nuovo, è stato ritenuto manifestamente infondato a causa dei precedenti penali del ricorrente. Di conseguenza, l’appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Inammissibile: Quando la Ripetizione dei Motivi Conduce alla Condanna

La Suprema Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso per cassazione inammissibile è la conseguenza inevitabile quando l’atto di impugnazione si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello. Questa decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso e chiarisce i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso in Esame

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma, ha proposto ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti principali: una presunta violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità e alla qualificazione giuridica dei fatti contestati. Un terzo motivo, inoltre, lamentava la mancata concessione del beneficio della particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

Il ricorso per cassazione inammissibile e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su argomentazioni precise che distinguono chiaramente i motivi ripetitivi da quelli nuovi ma infondati.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello

I giudici hanno osservato che i primi due motivi di ricorso non erano altro che una “pedissequa reiterazione” delle doglianze già sollevate dinanzi alla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva fornito una risposta puntuale e motivata a tali censure. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, un ricorso che si limita a riproporre le stesse questioni senza una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata non assolve alla sua funzione tipica. Tali motivi sono considerati non specifici, ma soltanto apparenti, e quindi non possono essere ammessi.

La Novità e Infondatezza del Terzo Motivo

Per quanto riguarda il terzo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha rilevato due criticità. In primo luogo, la questione non era mai stata sollevata nel corso del giudizio d’appello, configurandosi quindi come un motivo nuovo e, come tale, tendenzialmente inammissibile in sede di legittimità. In secondo luogo, anche nel merito, la richiesta è stata giudicata “manifestamente infondata” alla luce dei precedenti penali dell’imputato e delle modalità della condotta, elementi già valutati negativamente dalla corte di merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

L’ordinanza in esame è un’importante lezione sul corretto modo di adire la Corte di Cassazione. Le motivazioni offerte dai giudici chiariscono la natura e i limiti del giudizio di legittimità.

Il Principio della Specificità dei Motivi

La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso devono essere specifici, come richiesto dall’art. 581 c.p.p. Ciò significa che non basta riproporre le proprie tesi, ma è necessario confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziando le presunte violazioni di legge o i vizi logici che la inficerebbero. Un ricorso che ignora la ratio decidendi del giudice d’appello è destinato all’inammissibilità perché non svolge la funzione di critica per cui è previsto.

Il Ruolo della Corte di Cassazione

Viene inoltre riaffermato che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti. La Corte deve limitarsi a verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica del ragionamento seguito nella sentenza impugnata, senza poter entrare nel merito delle scelte valutative.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, volto a scoraggiare ricorsi dilatori o meramente ripetitivi. Per gli avvocati, emerge la necessità di redigere atti di ricorso che non si limitino a riproporre le argomentazioni dell’appello, ma che contengano una critica puntuale e circostanziata della decisione di secondo grado. Per gli imputati, la conseguenza di un ricorso per cassazione inammissibile non è solo la definitività della condanna, ma anche l’onere economico del pagamento delle spese e di una sanzione a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati non sono specifici, ma si limitano a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica puntuale alla motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono una “pedissequa reiterazione” di quelli d’appello?
Significa che l’atto di ricorso ripropone in modo quasi identico le stesse questioni e doglianze già formulate nell’atto di appello, senza confrontarsi con le ragioni per cui il giudice del grado precedente le ha respinte.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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