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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione perché proposto personalmente dall’imputato anziché da un difensore iscritto all’apposito albo. La Corte ha ribadito che, a seguito delle modifiche all’art. 613 c.p.p., tale requisito è inderogabile a pena di inammissibilità, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Inammissibile se Firmato Personalmente dall’Imputato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore abilitato, pena l’inammissibilità. Questa decisione sottolinea l’importanza del patrocinio legale qualificato nel grado più alto della giustizia italiana e le conseguenze per chi non rispetta tale requisito formale.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Napoli a una pena di un anno e otto mesi di reclusione e 1.000 euro di multa, decideva di impugnare la sentenza. Egli presentava personalmente il ricorso per cassazione, lamentando una serie di vizi della sentenza, tra cui erronea valutazione delle prove, violazione di legge e manifesta illogicità della motivazione. L’atto, tuttavia, non recava la firma di un avvocato iscritto all’albo speciale dei cassazionisti, ma solo quella dell’imputato stesso.

Il Principio Cardine: La Sottoscrizione del Ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha immediatamente focalizzato la propria attenzione su un aspetto puramente procedurale, ma decisivo: la titolarità a proporre il ricorso. La questione centrale non era il merito delle doglianze dell’imputato, ma chi avesse il diritto di presentarle formalmente.

L’Art. 613 del Codice di Procedura Penale

La norma di riferimento è l’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”), questa disposizione prevede espressamente che l’atto di ricorso, le memorie e i motivi nuovi debbano essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di cassazione. La legge ha eliminato la possibilità per la parte privata di presentare personalmente il ricorso, rendendo obbligatoria l’assistenza di un legale specializzato.

Le Motivazioni della Corte

Nel dichiarare il ricorso inammissibile, la Suprema Corte ha sviluppato un ragionamento lineare e conforme alla sua giurisprudenza consolidata.

I giudici hanno innanzitutto ricordato che la modifica legislativa del 2017 ha un’applicazione tassativa per tutti i procedimenti instaurati dopo il 3 agosto 2017. Poiché il caso in esame rientrava in questo ambito temporale, la regola della sottoscrizione del difensore cassazionista era pienamente applicabile.

La Corte ha inoltre precisato che questa regola vale per qualsiasi tipo di provvedimento impugnato davanti alla Cassazione. Non esistono eccezioni: l’assistenza tecnica di un avvocato cassazionista è un requisito imprescindibile per accedere al giudizio di legittimità.

Un altro punto chiarito riguarda l’irrilevanza dell’eventuale autenticazione della firma dell’imputato da parte di un avvocato. L’articolo 39 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale prevede che un legale possa autenticare la firma della parte privata, ma questo atto serve unicamente ad attestarne la genuinità. Non sana, tuttavia, il vizio fondamentale: il ricorso non è stato proposto e sottoscritto dal soggetto qualificato dalla legge, ovvero il difensore cassazionista.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione si pone in linea di continuità con un orientamento rigoroso volto a garantire la qualità tecnica degli atti processuali nel giudizio di legittimità. L’obbligo di firma da parte di un difensore cassazionista non è un mero formalismo, ma una garanzia di professionalità, volta a filtrare i ricorsi e ad assicurare che le questioni sottoposte alla Corte siano formulate con la necessaria competenza tecnica. Per l’imputato, le conseguenze sono state severe: non solo il suo ricorso non è stato esaminato nel merito, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di affidarsi sempre a un legale specializzato per l’impugnazione in Cassazione, evitando iniziative personali destinate al fallimento.

Può un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No, l’ordinanza chiarisce che, in base all’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se il ricorso per cassazione non è firmato da un avvocato abilitato?
Se il ricorso non è sottoscritto da un difensore cassazionista, viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non esamina il merito della questione e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

L’autenticazione della firma dell’imputato da parte di un avvocato rende valido il ricorso?
No. La Corte specifica che l’autenticazione della firma da parte di un legale serve solo a certificare la genuinità della sottoscrizione, ma non sostituisce il requisito fondamentale che l’atto di ricorso sia proposto e firmato da un avvocato cassazionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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