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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione presentato personalmente da un detenuto. La decisione si fonda sulla normativa introdotta dalla legge 103/2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori, pena l’inammissibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Inammissibile se Proposto Personalmente dal Condannato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto da un avvocato abilitato, altrimenti è irrimediabilmente inammissibile. Questa decisione chiarisce come le riforme legislative abbiano ristretto la possibilità per l’imputato o il condannato di agire personalmente dinanzi alla Suprema Corte, rafforzando il ruolo del difensore tecnico.

I Fatti del Caso

Un detenuto presentava personalmente, tramite la matricola del carcere, un atto di impugnazione contro un decreto del Magistrato di Sorveglianza di Avellino. Il decreto originario aveva dichiarato inammissibile un suo reclamo. L’atto di impugnazione, qualificato come ricorso per cassazione dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli, veniva quindi trasmesso alla Suprema Corte per la decisione.

Successivamente, un difensore depositava una memoria in vista dell’udienza, ma l’atto introduttivo del giudizio rimaneva quello originariamente depositato e sottoscritto personalmente dal detenuto.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un’analisi rigorosa delle norme procedurali modificate dalla legge n. 103 del 2017, la cosiddetta ‘Riforma Orlando’.

Secondo la Corte, sia il provvedimento impugnato che il ricorso erano successivi all’entrata in vigore di tale legge. La riforma ha escluso esplicitamente la facoltà dell’imputato, e di conseguenza anche del condannato, di proporre personalmente un ricorso per cassazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e si articola su due punti cardine:

1. La Titolarità dell’Atto: Ai sensi degli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come modificati dalla legge 103/2017, il ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. La facoltà di proporre personalmente l’impugnazione è stata soppressa per questo specifico mezzo di gravame. La Corte ha citato le Sezioni Unite (sentenza n. 8914/2018), le quali hanno confermato che la titolarità dell’atto di impugnazione appartiene esclusivamente al difensore. Pertanto, l’autenticazione della firma del detenuto da parte di un legale o la successiva nomina di un difensore non possono sanare il vizio originario, poiché non trasferiscono la paternità dell’atto.

2. Conseguenze dell’Inammissibilità: In base all’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, l’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in assenza di elementi che escludano la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante sull’importanza delle forme nel processo penale. La regola che impone la firma del difensore specializzato per il ricorso per cassazione non è un mero formalismo, ma una garanzia di tecnicità e professionalità in un grado di giudizio destinato a verificare la sola legittimità della decisione. Per i cittadini, la lezione è chiara: per adire la Suprema Corte è indispensabile affidarsi a un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Agire personalmente non solo è inefficace, ma comporta anche significative conseguenze economiche.

Un detenuto può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. La facoltà per la parte di proporre personalmente l’atto è stata esclusa.

Cosa succede se il ricorso viene comunque presentato personalmente dal condannato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte non esamina il merito della questione, ma si ferma al vizio procedurale. L’atto è considerato giuridicamente inefficace sin dalla sua origine.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per questo motivo?
La parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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