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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione presentato personalmente da un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla violazione dell’art. 613 del codice di procedura penale, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Inammissibile se Proposto Personalmente dal Condannato

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui si possono far valere esclusivamente violazioni di legge. Proprio per la sua delicatezza e tecnicità, la legge prevede requisiti formali molto stringenti per la sua presentazione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’appello alla Suprema Corte non può essere un’iniziativa personale del condannato, ma deve essere necessariamente mediata da un avvocato specializzato. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un ‘permesso premio’ avanzata da un soggetto detenuto. Il Tribunale di Sorveglianza competente rigettava tale richiesta, dichiarandola inammissibile. Insoddisfatto della decisione, il condannato decideva di impugnare il provvedimento, presentando personalmente un ricorso per cassazione alla Suprema Corte.

Questo atto, compiuto in autonomia senza l’assistenza di un legale abilitato, ha costituito il fulcro della successiva pronuncia della Corte.

La Disciplina del Ricorso per Cassazione e la Norma Chiave

Per comprendere la decisione della Corte, è essenziale richiamare l’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma, così come modificata dalla Legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’), stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso, le memorie e i motivi nuovi presentati in Cassazione devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Questa regola non è un mero formalismo. Essa mira a garantire che il giudizio di legittimità sia tecnicamente adeguato, filtrando le questioni e concentrandosi solo su reali violazioni di legge. L’avvocato cassazionista agisce come un garante della qualità tecnica del ricorso, evitando che la Corte sia sommersa da impugnazioni infondate o mal formulate.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, esaminando il caso, non è entrata nel merito della questione relativa al permesso premio. La sua analisi si è fermata al primo, insormontabile ostacolo di natura procedurale. I giudici hanno rilevato che il ricorso era stato proposto ‘personalmente il condannato’, in palese violazione del citato art. 613 c.p.p.

Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. L’inammissibilità ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto congrua tale sanzione, non ravvisando elementi che potessero escludere la colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito chiaro sull’importanza delle regole procedurali nel processo penale, in particolare nel giudizio di Cassazione. La necessità della firma di un avvocato cassazionista non è un capriccio del legislatore, ma una precisa scelta volta a tutelare la funzione stessa della Suprema Corte. Per i cittadini, la lezione è altrettanto chiara: qualsiasi iniziativa giudiziaria, e a maggior ragione un ricorso per cassazione, deve essere sempre affidata a un professionista qualificato. Agire in autonomia, spinti dalla convinzione di aver subito un’ingiustizia, può portare non solo a un rigetto per motivi formali, ma anche a significative sanzioni economiche.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. L’ordinanza conferma che, in base all’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione, pena l’inammissibilità.

Cosa succede se un ricorso viene presentato senza la firma dell’avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si ferma alla violazione della regola procedurale, respingendo l’atto.

Ci sono conseguenze economiche in caso di ricorso inammissibile?
Sì. Come stabilito nel caso di specie, alla dichiarazione di inammissibilità segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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