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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5778/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente da un condannato. La decisione si fonda sulla Legge n. 103/2017, che richiede, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale. Poiché sia l’ordinanza impugnata che il ricorso erano successivi all’entrata in vigore della legge, la Corte ha confermato la regola, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Obbligatoria

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato abilitato, altrimenti è inammissibile. Questa decisione chiarisce le conseguenze della riforma introdotta con la Legge n. 103 del 2017, che ha modificato le regole per l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato personalmente da un soggetto avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari. Sia il provvedimento impugnato che il ricorso stesso erano stati emessi e depositati dopo il 3 agosto 2017, data di entrata in vigore di importanti modifiche legislative. Il ricorrente, agendo in prima persona senza l’assistenza di un difensore specializzato, ha cercato di portare le sue ragioni direttamente davanti alla Suprema Corte.

La Riforma del Ricorso per Cassazione e le Sue Implicazioni

Il punto centrale della questione risiede nella Legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”). Questa normativa ha escluso la facoltà dell’imputato, e quindi anche del condannato, di proporre personalmente il ricorso per cassazione. La nuova disciplina prevede che, a pena di inammissibilità, l’atto debba essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Questo cambiamento ha lo scopo di assicurare un filtro tecnico e qualificato, garantendo che le questioni sottoposte alla Corte Suprema siano formulate con la necessaria perizia giuridica, evitando così di sovraccaricare la Corte con ricorsi privi dei requisiti di legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha applicato in modo rigoroso la normativa vigente. I giudici hanno sottolineato che la regola è chiara e non lascia spazio a interpretazioni: dopo il 3 agosto 2017, la parte privata non ha più la facoltà di presentare personalmente il ricorso.

Richiamando importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 8914/2017), la Corte ha specificato che la titolarità dell’atto di impugnazione spetta esclusivamente al difensore. Di conseguenza, non è sufficiente né l’autenticazione della firma del ricorrente da parte di un legale, né la sottoscrizione del difensore “per accettazione” del mandato. L’atto deve essere concepito e firmato dal difensore come proprio. Essendo il ricorso in esame stato proposto personalmente dall’interessato, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararne l’inammissibilità ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La decisione si conclude con due statuizioni accessorie. In primo luogo, a seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, non potendo escludere profili di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente inammissibile, la Corte ha condannato l’uomo anche al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza serve come un importante monito: chiunque intenda impugnare un provvedimento davanti alla Corte di Cassazione deve necessariamente affidarsi a un avvocato cassazionista. Il “fai da te” processuale, in questo ambito, non è più un’opzione percorribile e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa succede se un ricorso viene presentato personalmente dall’interessato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte di Cassazione non esaminerà il caso nel merito, ma si fermerà alla valutazione del difetto procedurale.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile come in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, se non si escludono profili di colpa, anche al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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