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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

Un detenuto si è visto negare un permesso premio e ha presentato personalmente un ricorso per cassazione. La Corte Suprema lo ha dichiarato inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. La mancanza della firma del difensore costituisce un vizio insanabile che impedisce l’esame nel merito della questione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: l’obbligo della firma dell’avvocato è inderogabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione presentato personalmente dalla parte, senza la sottoscrizione di un difensore abilitato, è irrimediabilmente inammissibile. Questa pronuncia offre l’occasione per analizzare i requisiti formali di accesso al giudizio di legittimità, resi più stringenti dalla riforma legislativa del 2017.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un detenuto di ottenere un permesso premio per far visita alla madre anziana e malata. Il Tribunale di Sorveglianza, confermando una precedente decisione del magistrato, respingeva la richiesta. La motivazione si basava sulla valutazione che non sussistesse un “evento familiare di particolare gravità”, come richiesto dalla legge, anche in considerazione del fatto che il detenuto aveva già beneficiato di un permesso analogo in tempi recenti. Contro tale decisione, il detenuto proponeva personalmente un ricorso, depositando un atto manoscritto presso la direzione del carcere e riservandosi di far redigere i motivi a un difensore nominativamente indicato, motivi che però non venivano mai presentati.

La Decisione della Corte sul ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito della questione del permesso premio. La decisione si fonda su un vizio procedurale insuperabile: la violazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale. I giudici hanno sottolineato come, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103/2017, la proposizione personale del ricorso da parte dell’imputato o del condannato non sia più consentita.

L’Obbligo della Difesa Tecnica Qualificata

Il punto centrale della decisione è l’obbligatorietà della difesa tecnica qualificata per accedere al giudizio di legittimità. La legge impone che l’atto di ricorso sia sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questa regola è stata introdotta per garantire un elevato livello di professionalità e tecnicismo nel grado più alto della giurisdizione, dove non si discutono i fatti, ma solo la corretta interpretazione e applicazione delle norme di diritto.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni dell’ordinanza si richiamano direttamente a un principio consolidato, sancito dalle Sezioni Unite della stessa Corte con la sentenza n. 8914 del 2017 (sentenza Aiello). Tale pronuncia ha chiarito in modo inequivocabile che la nuova formulazione dell’art. 613 c.p.p. si applica a qualsiasi tipo di ricorso per cassazione, indipendentemente dalla materia (incluse le misure cautelari e i provvedimenti di sorveglianza). La Corte ha specificato che la mera indicazione del nome di un difensore nell’atto scritto dalla parte è del tutto irrilevante. Ciò che conta è la sottoscrizione formale da parte del professionista abilitato, che si assume la responsabilità tecnica del contenuto del ricorso. Nel caso di specie, non solo mancava la firma del legale, ma l’atto era anche completamente privo di motivi, un’ulteriore e autonoma causa di inammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma la rigidità dei requisiti formali per l’accesso alla Corte di Cassazione. Per chiunque intenda impugnare un provvedimento dinanzi alla Suprema Corte, è essenziale comprendere che il ‘fai da te’ è precluso. È indispensabile rivolgersi a un avvocato cassazionista, l’unico soggetto legittimato a redigere e sottoscrivere l’atto. La mancata osservanza di questa regola procedurale comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e l’impossibilità di ottenere una revisione della decisione impugnata.

Una persona può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla normativa vigente (art. 613 c.p.p. come modificato dalla L. 103/2017), il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto nell’albo speciale della Corte, a pena di inammissibilità.

È sufficiente indicare il nome di un avvocato nell’atto di ricorso, anche se non lo firma?
No. La mera indicazione del nominativo di un difensore è considerata palesemente irrilevante. L’atto deve essere formalmente sottoscritto dal legale per essere valido.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e la decisione impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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