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Ricorso per cassazione: inammissibile se non firmato

Una persona, condannata per rapina e lesioni, ha presentato personalmente un ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, l’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale, pena l’invalidità. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulle formalità necessarie per accedere al giudizio di legittimità. Un ricorso per cassazione presentato personalmente dall’imputato, senza la sottoscrizione di un difensore abilitato, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguenze economiche significative. Analizziamo la decisione della Suprema Corte per comprendere le ragioni e le implicazioni di questo principio procedurale.

I Fatti del Caso

Una persona, a seguito di una condanna per i reati di rapina aggravata e lesioni personali confermata sia in primo grado che in appello, decideva di impugnare la sentenza della Corte d’Appello presentando personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione. L’atto, quindi, non recava la firma di un legale ma era stato proposto direttamente dalla parte interessata.

La Decisione sul Ricorso per Cassazione

La Suprema Corte, con una sintetica ma chiarissima ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio ormai consolidato nel nostro ordinamento processuale penale: il ricorso per cassazione non può essere proposto personalmente dall’imputato. La Corte ha sottolineato che, sebbene l’imputato sia il titolare del diritto all’impugnazione, l’esercizio concreto di tale diritto davanti alla Cassazione è subordinato a una rappresentanza tecnica qualificata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su una distinzione fondamentale: quella tra la ‘legittimazione a proporre’ il ricorso e le ‘modalità di proposizione’. La prima attiene alla titolarità del diritto di impugnare, che spetta senza dubbio all’imputato. La seconda, invece, riguarda le regole procedurali con cui tale diritto deve essere esercitato.

Il punto cruciale della motivazione risiede nelle modifiche introdotte dalla Legge n. 103 del 2017 agli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale. Questa riforma ha stabilito in modo inequivocabile che, a pena di inammissibilità, il ricorso deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una garanzia della qualità tecnica degli atti sottoposti al vaglio della Suprema Corte, che è giudice di legittimità e non di merito.

A sostegno di questa interpretazione, l’ordinanza richiama un’autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2018), che ha definitivamente chiuso ogni dubbio interpretativo sulla questione. Il ricorso proposto personalmente è, pertanto, insanabilmente nullo.

Le conseguenze dell’inammissibilità non sono solo procedurali. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, poiché l’inammissibilità è dovuta a una ‘colpa’ del ricorrente (che non ha rispettato le norme procedurali), la Corte lo ha condannato anche al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, citando a supporto un principio affermato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in commento ribadisce un principio di importanza capitale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione in materia penale. L’assistenza di un avvocato cassazionista non è una facoltà, ma un obbligo procedurale inderogabile. Qualsiasi tentativo di ‘fai-da-te’ giudiziario è destinato a fallire, comportando non solo la fine del percorso processuale, ma anche un esborso economico a titolo di sanzione. Questa regola serve a preservare la funzione della Corte di Cassazione come organo di nomofilachia, garantendo che i ricorsi siano tecnicamente fondati e pertinenti alle questioni di diritto.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. L’ordinanza chiarisce che, a seguito della riforma legislativa del 2017, il ricorso per cassazione è inammissibile se proposto personalmente. Deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di cassazione.

Qual è la differenza tra titolarità del diritto di impugnazione e modalità di esercizio?
La titolarità del diritto spetta all’imputato, che è il soggetto legittimato a impugnare una sentenza a lui sfavorevole. Le modalità di esercizio, invece, sono le regole procedurali che la legge impone per presentare validamente l’impugnazione. Per il ricorso in Cassazione, la modalità richiesta è la rappresentanza tecnica di un avvocato specializzato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per colpa del ricorrente?
Come stabilito nel provvedimento, la declaratoria di inammissibilità per colpa comporta due conseguenze per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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