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Ricorso per cassazione inammissibile: limiti e costi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile avverso una condanna per minacce. La decisione si basa su una norma procedurale che impedisce di impugnare per vizio di motivazione le sentenze d’appello relative a reati di competenza del Giudice di Pace. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali, di una sanzione pecuniaria e delle spese legali della parte civile.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Inammissibile: Limiti e Costi nei Giudizi del Giudice di Pace

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultima possibilità per contestare una sentenza, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda che non tutte le strade portano a una revisione del giudizio, specialmente quando il caso ha origine davanti a un Giudice di Pace. La vicenda in esame si è conclusa con una dichiarazione di ricorso per cassazione inammissibile, evidenziando come una specifica riforma legislativa abbia ristretto notevolmente le possibilità di appello per questa tipologia di reati, con conseguenze economiche significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso

Il procedimento legale ha inizio con una condanna per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) emessa dal Giudice di Pace. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, propone appello presso il Tribunale competente, il quale, tuttavia, conferma integralmente la sentenza di primo grado. Non dandosi per vinto, l’imputato decide di giocare l’ultima carta, presentando ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su quella che la difesa riteneva essere un’errata valutazione delle prove, tentando di indurre la Suprema Corte a riesaminare nel merito l’apprezzamento dei fatti già compiuto dai giudici precedenti.

La Decisione della Corte: un Ricorso per Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle argomentazioni difensive, ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile non per l’infondatezza dei motivi, ma per una ragione puramente procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati, volti a contestare la valutazione delle prove, si configuravano come un’eccezione di “vizio di motivazione”, un terreno non più percorribile in Cassazione per questa specifica categoria di sentenze.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro della decisione risiede in una specifica modifica legislativa introdotta nel 2018 (d.lgs. n. 11/2018). Questa riforma ha aggiunto due articoli chiave al nostro ordinamento: l’art. 606, comma 2-bis, del codice di procedura penale e l’art. 39-bis del d.lgs. n. 274/2000. Insieme, queste norme stabiliscono un principio netto: avverso le sentenze d’appello pronunciate per reati di competenza del Giudice di Pace, non è possibile proporre ricorso per cassazione lamentando un vizio della motivazione.
La Corte ha spiegato che tutti i motivi sollevati dal ricorrente, sebbene formulati diversamente, miravano a un unico obiettivo: ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti. Questo tipo di doglianza rientra pienamente nella nozione di “vizio di motivazione”, la cui critica è espressamente preclusa dalla legge in questi casi. Di conseguenza, il ricorso non superava il vaglio preliminare di ammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito fondamentale sulle conseguenze di un’impugnazione avventata. Tentare di ricorrere in Cassazione per un vizio di motivazione in un caso proveniente dal Giudice di Pace non è solo inutile, ma anche molto costoso. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali.
2. Il versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 Euro alla Cassa delle ammende.
3. La condanna a rifondere le spese legali sostenute dalla parte civile, liquidate in 1.500 Euro oltre accessori.
La lezione è chiara: prima di intraprendere un percorso giudiziario, specialmente fino all’ultimo grado di giudizio, è essenziale una profonda conoscenza delle norme procedurali. Ignorare i limiti imposti dalla legge, come in questo caso, trasforma un tentativo di ottenere giustizia in una sicura sconfitta processuale ed economica.

È possibile presentare ricorso in Cassazione per un’errata valutazione delle prove in una sentenza d’appello relativa a un reato di competenza del giudice di pace?
No, la legge non lo consente. A seguito delle riforme introdotte nel 2018, non è possibile proporre ricorso per cassazione per vizio della motivazione (che include l’errata valutazione delle prove) avverso le sentenze di appello pronunciate per reati di competenza del giudice di pace.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali, a versare una somma (in questo caso, 3.000 Euro) in favore della Cassa delle ammende, e a rifondere le spese di rappresentanza e difesa sostenute dalla parte civile nel giudizio (in questo caso, 1.500 Euro più accessori di legge).

Su quali basi era fondato il ricorso in questo caso specifico?
Il ricorso era basato su motivi che denunciavano un’erronea valutazione delle prove e miravano a rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti compiuto dai giudici di merito, configurandosi così come un’eccezione sul vizio di motivazione, inammissibile per legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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