Ricorso per Cassazione: Analisi di una Dichiarazione di Inammissibilità
Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo baluardo della giustizia nel nostro ordinamento, un mezzo di impugnazione straordinario che permette di contestare una sentenza per vizi di legittimità e non di merito. Una recente pronuncia della Suprema Corte, la sentenza n. 23126/2025, offre uno spunto di riflessione su uno degli esiti più comuni di questo procedimento: la declaratoria di inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conseguenze di tale decisione.
I Fatti del Processo
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Catania in data 8 marzo 2022. L’imputato, ritenuto colpevole dei reati ascrittigli, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte d’Appello di Catania.
In secondo grado, con sentenza del 5 luglio 2024, i giudici hanno parzialmente riformato la pronuncia iniziale. Pur confermando la colpevolezza, la Corte ha concesso all’imputato le circostanze attenuanti generiche, procedendo a una rideterminazione della pena in senso più favorevole.
Nonostante l’esito parzialmente positivo in appello, l’imputato, tramite il proprio difensore, ha deciso di proseguire l’iter giudiziario, proponendo ricorso per cassazione al fine di ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado.
La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso
La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunitasi in udienza l’11 marzo 2025, ha esaminato il ricorso. Dopo aver visionato gli atti, il provvedimento impugnato e le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale, che chiedeva di dichiarare l’inammissibilità del ricorso, la Corte ha accolto tale richiesta.
La Suprema Corte ha quindi emesso una declaratoria di inammissibilità, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi ulteriore esame nel merito della questione.
Le Motivazioni
Il testo della sentenza è estremamente sintetico e si concentra principalmente sulla parte dispositiva. Non vengono esplicitate nel dettaglio le ragioni giuridiche specifiche che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità del singolo motivo di doglianza. Tuttavia, si evince che la Corte, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere e letto le conclusioni conformi del Pubblico Ministero, non ha ravvisato i presupposti di legge per poter esaminare il merito del ricorso. In generale, l’inammissibilità di un ricorso per cassazione può derivare da diverse cause, come la presentazione di motivi non consentiti dalla legge (ad esempio, la richiesta di una nuova valutazione dei fatti), la carenza di interesse o il mancato rispetto dei requisiti formali dell’atto.
Conclusioni
La decisione della Corte di Cassazione ha conseguenze pratiche immediate e definitive per il ricorrente. La declaratoria di inammissibilità rende irrevocabile la sentenza della Corte d’Appello di Catania, consolidando la condanna. Inoltre, come previsto dalla legge in questi casi, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di mille euro in favore della cassa delle ammende. Questo caso sottolinea l’importanza di strutturare un ricorso per cassazione in modo tecnicamente ineccepibile, concentrandosi esclusivamente sui vizi di legittimità, unico terreno sul quale la Suprema Corte è chiamata a pronunciarsi.
Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile.
Cosa era successo nel grado di giudizio precedente?
La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, concedendo le circostanze attenuanti generiche e rideterminando la pena applicata all’imputato.
Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di mille euro in favore della cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 23126 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 2 Num. 23126 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 11/03/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a GIARRE il DATA_NASCITA
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha concluso chiedendo emettersi declaratoria di avverso la sentenza del 05/07/2024 della CORTE di APPELLO di CATANIA visti gli atti, il provvedimento impugNOME e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; inammissibilità del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con sentenza resa in data 5 luglio 2024 la Corte d’Appello di Catania, per quel che qui interessa, rideterminava la pena applicata a COGNOME NOME, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, parzialmente riformando la sentenza emessa in data 8 marzo 2022 dal Tribunale di Catania con la quale l’imputato era stato dichiarato colpevole dei reati ascrittigli.
Avverso detta sentenza proponeva ricorso per cassazione l’imputato, per il tramite del proprio difensore, chiedendone l’annullamento e articolando un unico motivo di doglianza.
3. Con atto depositato in data 10 febbraio 2025 il difensore dell’imputato, munito di procura speciale che allegava, dichiarava di rinunciare
all’impugnazione.
4. Alla stregua di tale rilievo il ricorso deve, dunque, essere dichiarato inammissibile; il ricorrente deve, pertanto, essere condanNOME, ai sensi dell’art.
616 cod. proc. pen., al pagamento delle spese del procedimento. In virtù delle statuizioni della sentenza della Corte costituzionale del 13 giugno 2000, n. 186,
e considerato che non vi è ragione di ritenere che il ricorso sia stato presentato senza “versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”,
deve, altresì, disporsi che il ricorrente versi la somma, determinata in via equitativa, di mille euro in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro mille in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 11/03/2025