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Ricorso per cassazione inammissibile: i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile, presentato contro un’ordinanza di custodia cautelare per sequestro di persona e rapina. L’impugnazione è stata respinta perché i motivi erano generici e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che il ricorso deve confrontarsi specificamente con le motivazioni del provvedimento impugnato, non limitarsi a riproporre le stesse censure.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13007 del 2024, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni. Un ricorso per cassazione inammissibile è una conseguenza diretta della sua genericità e del tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Questo principio è stato ribadito in un caso riguardante una misura di custodia cautelare in carcere per reati gravi.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) che disponeva la custodia in carcere per un indagato accusato di sequestro di persona e rapina aggravata. L’indagato, tramite il suo difensore, presentava un’istanza di riesame al Tribunale competente, che però confermava la decisione del G.i.p. Contro questa seconda ordinanza, la difesa proponeva ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando due principali vizi.

I Motivi del Ricorso dell’Indagato

Il ricorso si fondava essenzialmente su due argomenti principali:

1. Mancanza di autonoma valutazione: La difesa sosteneva che l’ordinanza del G.i.p. fosse nulla perché non conteneva un’analisi critica e indipendente degli elementi, ma si limitava a riprendere le argomentazioni della Procura. A sostegno di questa tesi, si evidenziava una presunta sovrapposizione tra l’ordinanza e altri atti del procedimento.
2. Errata valutazione delle esigenze cautelari: Il ricorrente contestava la sussistenza delle esigenze che giustificavano la custodia in carcere. In particolare, si riteneva che il Tribunale non avesse considerato adeguatamente la posizione dell’indagato e il suo stato di incensuratezza, e che avesse motivato in modo arbitrario il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, spiegando nel dettaglio perché nessuno dei motivi proposti potesse essere accolto. La decisione si articola su due punti fondamentali che chiariscono i limiti del giudizio di legittimità.

La Genericità del Motivo sull’Autonoma Valutazione

In primo luogo, la Corte ha giudicato il motivo sulla mancanza di autonoma valutazione come generico e aspecifico. Il Tribunale del riesame aveva già risposto a questa censura, indicando con precisione le pagine dell’ordinanza del G.i.p. (dalla 18 in poi) in cui il giudice aveva ricapitolato e rielaborato criticamente gli elementi a carico dell’indagato. Il ricorrente, nel suo atto di impugnazione, non si è confrontato con questa specifica argomentazione, limitandosi a riproporre la doglianza in modo generico. La Cassazione ricorda che un ricorso, per essere ammissibile, deve correlarsi alle ragioni della decisione impugnata, e non ignorarle.

L’Insindacabilità delle Esigenze Cautelari in Cassazione

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha ribadito un principio cardine: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio di merito. La valutazione delle esigenze cautelari (come il pericolo di inquinamento probatorio o di recidiva) è un apprezzamento di fatto riservato al giudice del merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o viola specifiche norme di legge. Nel caso di specie, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, evidenziando le minacce ricevute dalla persona offesa (a fondamento del pericolo di inquinamento probatorio) e le modalità professionali della condotta (a fondamento del pericolo di reiterazione). Le critiche del ricorrente si risolvevano, quindi, in una richiesta di diversa valutazione delle circostanze, inammissibile in questa sede.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’idea che l’accesso alla Corte di Cassazione è rigorosamente delimitato. Un ricorso per cassazione inammissibile è l’esito inevitabile quando l’impugnazione è generica, non si confronta con le motivazioni del provvedimento contestato e tenta di trasformare il giudizio di legittimità in un’ulteriore valutazione dei fatti. Per gli operatori del diritto, questa decisione serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi specifici, pertinenti e focalizzati esclusivamente sulla violazione di legge o sui vizi logici della motivazione, pena la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per cassazione è considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando non si correla specificamente con le ragioni argomentate nella decisione impugnata. In altre parole, non basta riproporre le proprie tesi, ma è necessario contestare puntualmente il ragionamento del giudice che si intende censurare.

La Corte di Cassazione può riesaminare la valutazione delle esigenze cautelari?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le esigenze cautelari (come il pericolo di inquinamento probatorio o di recidiva). Il suo compito è limitato a verificare se la motivazione del giudice di merito sia manifestamente illogica, contraddittoria o in violazione di legge, senza poter effettuare una diversa valutazione dei fatti.

Cosa si intende per ‘autonoma valutazione’ del giudice in un’ordinanza cautelare?
Per ‘autonoma valutazione’ si intende l’obbligo per il giudice di esaminare in modo critico e personale gli elementi d’indagine, rielaborandoli e fornendo una motivazione propria, senza limitarsi a copiare o ad aderire acriticamente alla richiesta del pubblico ministero. La sentenza chiarisce che il giudice dimostra tale autonomia anche quando ricapitola gli elementi con particolare riferimento alla posizione di un singolo indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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