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Ricorso per cassazione inammissibile: accordo in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3840/2024, ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile presentato da due imputati. Essi avevano precedentemente raggiunto un accordo sulla pena in appello ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., rinunciando agli altri motivi di gravame. La Suprema Corte ha ribadito che tale rinuncia crea una preclusione processuale, limitando la cognizione del giudice ai soli punti concordati e impedendo l’esame di altre questioni, anche se rilevabili d’ufficio. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso per Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza n. 3840 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione a seguito di un accordo sulla pena in appello. La decisione sottolinea come la scelta di concordare la pena in secondo grado, rinunciando ad altri motivi, renda quasi sempre il successivo ricorso per cassazione inammissibile, cristallizzando la decisione del giudice d’appello. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

Il Caso: Dall’Accordo in Appello al Ricorso in Cassazione

Due imputati, dopo una condanna, avevano presentato appello. In quella sede, hanno raggiunto un accordo con il Procuratore Generale per l’accoglimento del motivo relativo alla misura della pena, rinunciando contestualmente a tutte le altre censure. La Corte d’Appello ha quindi rideterminato la sanzione come concordato.

Nonostante l’accordo, gli stessi imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando questioni che esulavano dall’accordo raggiunto. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a valutare se tale ricorso potesse essere esaminato nel merito.

La Disciplina del “Patteggiamento in Appello” (Art. 599-bis c.p.p.)

L’istituto al centro della vicenda è il cosiddetto “patteggiamento in appello”, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale. Questa norma consente alle parti di chiedere alla Corte d’Appello di accogliere, in tutto o in parte, i motivi di gravame, con rinuncia agli altri eventuali motivi. Se l’accordo riguarda la pena, le parti indicano anche la nuova sanzione concordata.

Il meccanismo è finalizzato a velocizzare i processi e si fonda su un presupposto chiaro: la rinuncia a contestare certi aspetti della sentenza in cambio di un beneficio su altri (tipicamente, una riduzione di pena).

L’Effetto della Rinuncia e il ricorso per cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello, funzionale all’accordo, determina una preclusione processuale. Ciò significa che le questioni oggetto della rinuncia non possono più essere portate all’attenzione di un giudice superiore. L’effetto devolutivo, ovvero il trasferimento della cognizione al giudice dell’impugnazione, viene così limitato per volontà delle stesse parti.

Di conseguenza, un ricorso per cassazione che sollevi questioni diverse da quelle concordate o che miri a rimettere in discussione punti ai quali si è rinunciato, deve essere considerato inammissibile. Il giudice non può entrare nel merito di tali doglianze.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha chiarito che, una volta che l’imputato rinuncia a specifici motivi d’impugnazione, la cognizione del giudice d’appello si restringe ai soli motivi non rinunciati. Questo principio si estende anche al giudizio di legittimità.

Il Collegio ha precisato che tale preclusione opera anche per questioni che, in assenza di rinuncia, sarebbero rilevabili d’ufficio, come le cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. L’accordo sulla pena, infatti, si basa su una logica diversa rispetto all’accertamento pieno della responsabilità, limitando il campo del decidere alla volontà delle parti.

L’unico spiraglio per un ricorso ammissibile, in questi casi, è la deduzione di vizi specifici attinenti alla formazione dell’accordo stesso (es. un vizio della volontà dell’imputato, un dissenso del Procuratore non valutato, una decisione del giudice difforme dal concordato), circostanze che non erano state lamentate nel caso di specie.

Conclusioni

La pronuncia in esame riafferma con forza la natura vincolante e definitiva dell’accordo in appello. Chi sceglie questa strada processuale deve essere consapevole che sta compiendo una scelta che limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. Il ricorso per cassazione inammissibile è la naturale conseguenza di un accordo che, per sua stessa natura, mira a definire il contenzioso in modo tombale, almeno per le parti oggetto di rinuncia. Questa decisione serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente la strategia processuale, poiché le scelte compiute in appello possono chiudere definitivamente le porte della Cassazione.

È possibile presentare un ricorso per cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
No, di regola il ricorso è inammissibile. L’accordo sulla pena in appello comporta la rinuncia agli altri motivi di impugnazione, creando una preclusione processuale che impedisce alla Corte di Cassazione di esaminare questioni non incluse nell’accordo.

La rinuncia ai motivi di appello impedisce al giudice di considerare anche questioni rilevabili d’ufficio, come una possibile causa di proscioglimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, a seguito della rinuncia, la cognizione del giudice è limitata ai soli motivi non rinunciati, senza che sia tenuto a motivare sul mancato proscioglimento per le cause previste dall’art. 129 c.p.p.

In quali casi un ricorso per cassazione potrebbe essere ammissibile dopo un accordo in appello?
Il ricorso è considerato ammissibile solo se contesta vizi relativi alla formazione della volontà della parte di aderire all’accordo, al consenso del Procuratore Generale, o a un contenuto della sentenza difforme da quanto concordato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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