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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione presentato personalmente dall’imputata e oltre i termini di legge. La decisione sottolinea due requisiti fondamentali: la necessità della sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato e il rispetto del termine perentorio di 45 giorni per l’impugnazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Guida ai Requisiti di Ammissibilità

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare regole procedurali molto rigide. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda che la mancanza di un difensore abilitato e il mancato rispetto dei termini sono errori fatali che portano a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo insieme la vicenda per capire quali sono i pilastri fondamentali per un ricorso valido.

I Fatti del Caso: Breve Ricostruzione

La vicenda nasce da una sentenza della Corte di Appello di Bari che aveva parzialmente riformato, solo per quanto riguarda la sanzione, una precedente condanna emessa dal Tribunale. L’imputata, non soddisfatta della decisione, ha deciso di presentare personalmente un ricorso per cassazione per contestare la sentenza di secondo grado. L’atto di ricorso è stato depositato il 7 novembre 2022. Tuttavia, questo tentativo di far valere le proprie ragioni si è scontrato con due ostacoli procedurali insormontabili.

Le Ragioni dell’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi distinti e concorrenti, entrambi legati al mancato rispetto di norme procedurali fondamentali.

La Necessità del Difensore Abilitato

Il primo motivo di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso è stato redatto e presentato personalmente dall’imputata. La legge, in particolare l’articolo 613 del codice di procedura penale (modificato dalla Legge n. 103/2017), stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Questa norma non è un mero formalismo, ma risponde all’esigenza di garantire una difesa tecnica qualificata in un giudizio, come quello di legittimità, caratterizzato da un elevato tecnicismo. La Corte ha inoltre ribadito la manifesta infondatezza di ogni questione di legittimità costituzionale su questo punto, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 8914/2017) che ha confermato come tale requisito rientri nella discrezionalità del legislatore e non limiti le facoltà difensive.

La Tardività del Ricorso: il Rispetto dei Termini Perentori

Il secondo, e altrettanto decisivo, motivo di inammissibilità è la tardività. La Corte ha ricostruito con precisione il calcolo dei termini per l’impugnazione:
1. Pronuncia della sentenza d’appello: 14 febbraio 2022.
2. Termine per il deposito delle motivazioni: 90 giorni, come indicato nel dispositivo.
3. Deposito effettivo delle motivazioni: 16 maggio 2022, avvenuto entro il termine (scadente il 15 maggio, una domenica, e quindi prorogato al giorno feriale successivo).
4. Decorrenza del termine per impugnare: Ai sensi dell’art. 585 c.p.p., il termine di 45 giorni per l’impugnazione decorre non dalla data di deposito, ma dalla scadenza del termine fissato per il deposito (quindi dal 15 maggio 2022).
5. Scadenza finale: Il termine ultimo per presentare il ricorso era quindi il 30 giugno 2022.

Poiché il ricorso è stato depositato il 7 novembre 2022, è risultato palesemente tardivo, superando di oltre quattro mesi la scadenza perentoria.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha applicato rigorosamente le norme procedurali. La declaratoria di inammissibilità è stata pronunciata senza formalità di procedura, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, data l’evidenza delle cause ostative. La decisione evidenzia che i requisiti formali, come la rappresentanza tecnica e il rispetto dei termini, non sono negoziabili e costituiscono il presupposto indispensabile per poter accedere al giudizio di legittimità. La violazione di tali regole comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, quantificata nel caso di specie in 4.000 euro.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per l’Imputato

Questa ordinanza offre due lezioni pratiche di fondamentale importanza. In primo luogo, il ricorso per cassazione è un atto complesso che richiede necessariamente l’assistenza di un avvocato specializzato; il “fai da te” non è un’opzione percorribile e conduce inevitabilmente a una pronuncia di inammissibilità. In secondo luogo, i termini processuali sono perentori: ignorarli o calcolarli erroneamente significa perdere irrimediabilmente il diritto di impugnazione. Affidarsi tempestivamente a un legale qualificato è l’unica via per tutelare efficacemente i propri diritti nel processo penale.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No, la legge (art. 613 cod. proc. pen.) richiede espressamente che il ricorso sia sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Quali sono i termini per impugnare una sentenza se il giudice si riserva 90 giorni per il deposito delle motivazioni?
Il termine per proporre ricorso è di 45 giorni. Tale termine decorre dalla scadenza del termine di 90 giorni concesso al giudice per il deposito, anche se la sentenza viene depositata prima di tale scadenza.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo viene stabilito dal giudice (in questo caso, quattromila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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