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Ricorso per cassazione: i motivi vanno contestuali

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La ragione risiede nella mancata presentazione contestuale dei motivi di impugnazione, che l’indagato si era riservato di depositare in un secondo momento. La Corte ha ribadito la perentorietà dell’art. 311, comma 4, cod. proc. pen., che impone l’enunciazione dei motivi assieme al ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Sequestro: Perché i Motivi Vanno Presentati Subito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni: quando si presenta un ricorso per cassazione contro un’ordinanza in materia di sequestro preventivo, i motivi devono essere enunciati contestualmente. Non è ammessa alcuna riserva di presentarli in un secondo momento, pena l’inammissibilità del ricorso stesso. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne la portata e le conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Palermo, riguardante somme significative, distinte in due categorie: un sequestro preventivo ai sensi del comma 1 dell’art. 321 c.p.p. e un secondo sequestro, funzionale alla confisca, ai sensi del comma 2 dello stesso articolo.

L’indagato proponeva richiesta di riesame e il Tribunale di Palermo accoglieva parzialmente l’istanza, annullando il decreto limitatamente al sequestro funzionale alla confisca (per oltre un milione di euro), ma confermando il sequestro preventivo per una somma ancora superiore.

Contro questa decisione, il difensore dell’indagato presentava ricorso alla Corte di Cassazione, ma con una particolarità: si riservava di depositare i motivi di impugnazione in un secondo momento.

La Questione Giuridica: Il Ricorso per Cassazione e la Riserva dei Motivi

Il punto centrale della controversia è la validità di un ricorso per cassazione presentato senza l’immediata enunciazione dei motivi. In materia di misure cautelari reali, il ricorso è ammesso solo per ‘violazione di legge’, come stabilito dall’art. 325 del codice di procedura penale. La disciplina applicabile, richiamata dalla norma, è quella dell’art. 311, commi 3, 4 e 5, c.p.p.

È proprio il comma 4 dell’art. 311 a diventare il perno della decisione della Suprema Corte. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che i motivi devono essere ‘enunciati contestualmente al ricorso’.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con una motivazione tanto sintetica quanto netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il dettato normativo dell’art. 311, comma 4, c.p.p. è espresso e non lascia spazio a interpretazioni estensive. La legge esclude categoricamente la possibilità che i motivi possano essere ‘riservati’ in attesa del deposito della motivazione del provvedimento impugnato, basandosi sul solo dispositivo.

La norma impone un onere di specificità e contestualità che il difensore non può eludere. La ratio è quella di garantire una rapida definizione dei procedimenti cautelari e di assicurare che la Corte di Cassazione sia immediatamente investita di doglianze chiare e specifiche, fondate esclusivamente sulla violazione di legge.

Le Conclusioni

La decisione ha implicazioni pratiche significative per la difesa. Dimostra che la strategia di presentare un ricorso ‘in bianco’ con riserva dei motivi è una pratica non consentita e rischiosa. In materia di sequestri, il difensore deve redigere i motivi di ricorso sulla base del provvedimento impugnato, anche se ne possiede il solo dispositivo, formulando le censure di legittimità in modo completo e tempestivo. L’inosservanza di questa regola formale porta a una conseguenza drastica: l’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che nel caso di specie è stata quantificata in 3.000 euro.

È possibile presentare un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro e riservarsi di presentare i motivi in un secondo momento?
No, non è possibile. L’ordinanza stabilisce che, ai sensi dell’art. 311, comma 4, cod. proc. pen., i motivi devono essere enunciati contestualmente alla presentazione del ricorso, escludendo la possibilità di una loro successiva integrazione o presentazione.

Qual è la conseguenza se i motivi del ricorso per cassazione non vengono presentati insieme all’atto di impugnazione?
La conseguenza diretta è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questo significa che la Corte non esaminerà il merito delle questioni sollevate.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Nel caso specifico, la sanzione è stata di 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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