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Ricorso per cassazione: i motivi devono essere specifici

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di custodia cautelare. La sentenza sottolinea che i motivi di ricorso, per essere validi, devono essere stati specificamente sollevati già nella fase del riesame. Introdurre nuove questioni di merito direttamente in Cassazione porta all’inammissibilità, consolidando il principio del cosiddetto ‘giudicato cautelare’ sui punti non contestati in precedenza.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: perché i motivi non specificati nel riesame lo rendono inammissibile

Un corretto ricorso per cassazione è uno strumento fondamentale per la difesa, ma le sue regole sono ferree. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2791 del 2024, ci ricorda un principio cruciale: non si possono portare davanti alla Suprema Corte questioni di merito che non siano state prima sollevate e discusse davanti al Tribunale del Riesame. Analizziamo insieme questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari che applica la misura della custodia in carcere a un indagato per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, inclusa l’associazione a delinquere finalizzata a tale scopo (art. 74 d.P.R. 309/1990).

La difesa si rivolge al Tribunale del Riesame (noto anche come Tribunale della Libertà), il quale conferma parzialmente il provvedimento. A questo punto, l’indagato, tramite il suo difensore, propone ricorso per cassazione, contestando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo e la validità delle esigenze cautelari.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

La difesa ha articolato il proprio ricorso su diversi punti, sostenendo che la motivazione dell’ordinanza impugnata fosse illogica e viziata. In particolare, si contestava:

1. La stabilità della partecipazione: Si affermava che il coinvolgimento dell’indagato fosse stato solo episodico, legato a un unico reato, e non un inserimento stabile e permanente nel sodalizio criminale.
2. Il ruolo di finanziatore: Veniva messo in discussione il ruolo di finanziatore attribuito all’indagato, ritenuto incoerente con le altre risultanze investigative.
3. L’interpretazione delle prove: Si proponeva una lettura alternativa di alcune conversazioni intercettate e delle relazioni di servizio della polizia giudiziaria.
4. Le esigenze cautelari: Si lamentava che il pericolo di reiterazione del reato fosse stato desunto unicamente dalla gravità del titolo di reato, senza considerare il cosiddetto ‘tempo silente’, ovvero un lungo periodo senza che l’indagato commettesse altri illeciti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio fondamentale del diritto processuale penale: il principio devolutivo. Questo principio stabilisce che il giudice dell’impugnazione può decidere solo sulle questioni che gli sono state specificamente sottoposte.

La Corte ha rilevato che la difesa, nella fase del riesame, si era limitata a contestare genericamente la gravità indiziaria e le esigenze cautelari, senza presentare motivi scritti e dettagliati. Le questioni specifiche sulla durata della partecipazione, sul ruolo di finanziatore e sull’interpretazione delle conversazioni sono state sollevate per la prima volta solo con il ricorso per cassazione.

Questo, secondo i giudici, non è ammissibile. Il riesame è la sede deputata a contestare il merito delle accuse (il fatto, le fonti di prova e la loro valutazione). Se la difesa non sottopone al Tribunale del Riesame specifiche doglianze, non può poi ‘recuperarle’ in sede di legittimità. La Cassazione, infatti, giudica solo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non può riesaminare i fatti come un giudice di merito.

Di conseguenza, le questioni non sollevate in sede di riesame sono coperte dal cosiddetto ‘giudicato cautelare’, diventando definitive per quella fase del procedimento.

Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione chiara e pragmatica: la strategia difensiva deve essere completa e dettagliata sin dal primo momento. Le impugnazioni, in particolare la richiesta di riesame, non possono essere generiche. È essenziale articolare in modo specifico e puntuale ogni contestazione, sia in fatto che in diritto, per ‘investire’ correttamente il giudice della questione.

Omettere di farlo non è una scelta strategica, ma un errore procedurale che preclude la possibilità di far valere quelle stesse ragioni davanti alla Corte di Cassazione. Per gli avvocati, ciò significa preparare con la massima cura non solo il ricorso per cassazione, ma soprattutto i motivi presentati al Tribunale del Riesame, perché è lì che si definisce il perimetro invalicabile della discussione.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione motivi non discussi nel riesame?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione è inammissibile se solleva questioni di merito (come la durata della condotta o l’interpretazione delle prove) che non sono state specificamente proposte al Tribunale del Riesame. Le censure devono essere presentate nella sede di merito competente.

Cosa si intende per ‘giudicato cautelare’?
È un principio secondo cui le questioni relative a una misura cautelare che non vengono contestate nel giudizio di riesame si considerano ‘coperte’ e non possono essere riproposte in fasi successive, come il ricorso per cassazione. La mancata contestazione le rende definitive per la fase cautelare.

Qual è la conseguenza processuale di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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