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Ricorso per cassazione: i limiti del riesame di fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione contro un provvedimento di confisca di prevenzione. I ricorrenti contestavano la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello, ma la Suprema Corte ha ribadito che il suo sindacato è limitato alla sola violazione di legge e non può estendersi a un nuovo esame del merito della vicenda. La decisione sottolinea che proporre una diversa lettura del compendio probatorio non costituisce un motivo valido per l’impugnazione in sede di legittimità.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Misure di Prevenzione: Quando il Riesame dei Fatti è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13566 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti. Questa pronuncia chiarisce in modo netto i confini del sindacato di legittimità in materia di misure di prevenzione patrimoniale, come la confisca, spiegando perché le censure relative alla valutazione delle prove siano destinate all’inammissibilità.

I Fatti del Caso: La Confisca e l’Appello

La vicenda trae origine da un decreto del Tribunale di Napoli che aveva disposto la confisca di prevenzione di un ingente patrimonio immobiliare, includente due abitazioni, cinque garage e un magazzino, riconducibile a un soggetto ritenuto socialmente pericoloso, a sua moglie e a suo figlio.

In sede di appello, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la decisione. Pur revocando la confisca di un villino intestato alla moglie, aveva confermato il provvedimento per tutti gli altri beni. La Corte d’Appello, quindi, aveva ritenuto ancora sussistente la sproporzione tra i redditi dichiarati e il valore dei beni posseduti, giustificando così la misura ablativa.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

Contro la decisione d’appello, il padre (in qualità di proposto) e il figlio (come terzo interessato) hanno presentato ricorso per cassazione, articolando le loro doglianze su tre punti principali. Essi sostenevano che la Corte d’Appello avesse commesso un errore logico e una violazione di legge, omettendo di considerare elementi decisivi provenienti da una precedente sentenza della Corte d’Appello di Milano. Secondo i ricorrenti, tale sentenza avrebbe dimostrato la durata limitata dell’attività illecita e la non esclusività delle fonti di reddito, elementi che avrebbero dovuto portare a una diversa ricostruzione dei fatti.

Inoltre, i ricorrenti lamentavano che la Corte non avesse adeguatamente individuato il nesso tra l’attività delittuosa e il reddito illecito, e avesse erroneamente escluso le giustificazioni fornite sulla legittimità dei redditi utilizzati per l’acquisto degli immobili. In sostanza, tutte le censure miravano a contestare l’analisi delle prove e a proporre una lettura alternativa e più favorevole del compendio probatorio.

La Decisione della Corte: I Limiti del Ricorso per Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di cassazione in materia di prevenzione. Come chiarito più volte dalla giurisprudenza, il ricorso per cassazione avverso i decreti applicativi di misure di prevenzione è consentito solo per ‘violazione di legge’, ai sensi del D.Lgs. 159/2011.

I giudici di legittimità hanno spiegato che tentare di sottoporre alla Corte una diversa ricostruzione dei fatti, basata su una differente valutazione delle prove, non costituisce una ‘violazione di legge’. I ricorrenti, infatti, non hanno denunciato un errore nell’applicazione delle norme, ma hanno criticato il modo in cui i giudici di merito hanno interpretato gli elementi a loro disposizione.

le motivazioni

La Corte ha specificato che la nozione di ‘violazione di legge’ include anche il vizio di motivazione, ma solo nelle sue forme più estreme: la motivazione ‘inesistente’ o ‘meramente apparente’. Una motivazione è tale quando il provvedimento omette del tutto di confrontarsi con un elemento potenzialmente decisivo che, se considerato, avrebbe potuto determinare un esito opposto del giudizio.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che non si potesse parlare né di inesistenza né di apparenza della motivazione. La Corte d’Appello aveva, infatti, esaminato tutti i profili indicati dai ricorrenti, inclusi i precedenti giudiziari e le giustificazioni economiche fornite. Il fatto che l’esito di tale valutazione sia stato ‘insoddisfacente’ per i ricorrenti non significa che la motivazione fosse viziata. I giudici di merito hanno fornito una giustificazione logica e coerente del loro percorso decisionale, che, pur essendo contestata nel merito, non era censurabile in sede di legittimità.

le conclusioni

Con la declaratoria di inammissibilità, la Cassazione ha confermato la confisca degli immobili e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Questa sentenza rappresenta un importante monito: il ricorso per cassazione non è uno strumento per ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti. Le parti che intendono impugnare un provvedimento di prevenzione devono concentrarsi su vizi strettamente giuridici, dimostrando un’errata applicazione della legge o una carenza motivazionale così grave da equivalere a un’assenza di giustificazione della decisione, senza sperare in una nuova valutazione delle prove.

È possibile contestare la valutazione delle prove in un ricorso per cassazione contro una misura di prevenzione?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Proporre una diversa e alternativa ricostruzione dei fatti o una differente valutazione del compendio probatorio non rientra nei motivi consentiti e porta alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Cosa si intende per ‘motivazione inesistente o meramente apparente’ che giustifica un ricorso per cassazione?
Si ha una motivazione inesistente o apparente quando il provvedimento del giudice omette completamente di confrontarsi con un elemento di prova che è potenzialmente decisivo, ovvero che, se considerato, potrebbe portare a una decisione di segno opposto. Non si tratta di una motivazione non condivisa, ma di una motivazione che manca di analizzare un punto cruciale della controversia.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La declaratoria di inammissibilità comporta la conferma definitiva del provvedimento impugnato (in questo caso, la confisca dei beni). Inoltre, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso, anche al pagamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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