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Ricorso per cassazione e difesa tecnica: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione proposto personalmente da un’indagata avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione, ribadendo l’obbligatorietà della difesa tecnica in questa fase del giudizio.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma le sue modalità sono regolate da precise norme procedurali che non possono essere ignorate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una di queste regole fondamentali: il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato abilitato. Questa pronuncia chiarisce che l’autodifesa, in questa fase suprema del giudizio, non è ammessa, neanche quando si contestano misure cautelari come un sequestro preventivo.

I Fatti del Caso: Un Sequestro e l’Appello Personale

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Palermo che, in sede di riesame, confermava parzialmente un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari. Il sequestro riguardava beni immobili e il saldo di un conto corrente intestato a una signora, indagata in un procedimento penale.

Contro questa decisione, l’indagata decideva di agire personalmente, presentando un ricorso per cassazione senza l’assistenza di un legale. Nel suo ricorso, sollevava diverse questioni, tra cui la mancata assunzione di prove decisive, vizi nella notifica degli atti e la violazione dei limiti di pignorabilità del conto corrente (il cosiddetto “minimo vitale”).

La Decisione della Corte: Inammissibilità del Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso con una procedura semplificata, detta de plano, e ha dichiarato il ricorso immediatamente inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate dalla ricorrente, ma si è fermata a un controllo preliminare di natura puramente procedurale: la mancanza della firma di un difensore.

La Corte ha inoltre rigettato una richiesta di rinvio dell’udienza, presentata dal coniuge della ricorrente per nominare un nuovo avvocato, proprio perché il tipo di procedura non prevede la presenza dei difensori e la questione di inammissibilità era palese e assorbente.

Le Motivazioni: La Riforma del 2017 e la Difesa Tecnica Obbligatoria nel Ricorso per Cassazione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso per cassazione, a pena di inammissibilità, deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

I giudici hanno richiamato un principio già affermato dalle Sezioni Unite, secondo cui questa regola si applica a qualsiasi tipo di provvedimento, inclusi quelli in materia cautelare. La Corte ha specificato che bisogna distinguere tra la “legittimazione a proporre il ricorso” (che spetta alla parte) e le “modalità di proposizione” (che richiedono l’esercizio concreto tramite un professionista qualificato). La riforma ha reso la rappresentanza tecnica del difensore un requisito indispensabile per accedere al giudizio di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale: il giudizio davanti alla Corte di Cassazione è un procedimento altamente tecnico, riservato al controllo di legittimità delle decisioni dei giudici di merito. Non è una sede per riesaminare i fatti. Per questo motivo, la legge impone la presenza obbligatoria di un avvocato specializzato, in grado di formulare le censure secondo i rigidi schemi previsti dal codice.

Per il cittadino, la lezione è chiara: non è possibile presentare un ricorso per cassazione in autonomia. Tentare di farlo porta a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguenza non solo di perdere l’opportunità di far valere le proprie ragioni, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, che ha modificato l’art. 613 del codice di procedura penale, l’atto di ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Qual è la conseguenza se un ricorso per cassazione è presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Questa regola si applica anche ai provvedimenti in materia cautelare, come un sequestro?
Sì. Il principio, come confermato dalle Sezioni Unite della Cassazione, si applica a qualsiasi tipo di provvedimento impugnabile, compresi quelli in materia cautelare come le ordinanze che dispongono o confermano un sequestro preventivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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