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Ricorso per cassazione e concordato: i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’ per usura. La Corte ribadisce che i motivi di ricorso sono limitati e non possono riguardare la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., che rientra tra i motivi rinunciati con l’accordo.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: I Limiti invalicabili del Concordato in Appello

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono sempre aperte. Una recente ordinanza della Suprema Corte di Cassazione chiarisce, ancora una volta, i rigidi paletti che limitano l’accesso a questo strumento di impugnazione quando la sentenza di appello è frutto di un ‘concordato’, ovvero di un accordo sulla pena tra accusa e difesa.

La vicenda analizzata riguarda un imputato condannato per il reato di usura, il quale aveva raggiunto un accordo in Corte d’Appello per la rideterminazione della pena, ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, l’imputato ha tentato la via del ricorso per cassazione, lamentando che i giudici d’appello non avessero valutato la possibile sussistenza di cause di proscioglimento immediato previste dall’art. 129 c.p.p. La risposta della Corte è stata netta: il ricorso è inammissibile.

I Fatti di Causa

Un soggetto, condannato per usura, decideva di accordarsi con la Procura Generale presso la Corte d’Appello per una ridefinizione della sanzione penale. La Corte d’Appello, accogliendo la richiesta concorde delle parti, emetteva una sentenza che recepiva l’accordo sulla pena. Successivamente, l’imputato proponeva ricorso per cassazione contro tale decisione, sostenendo che la Corte d’Appello avrebbe dovuto, prima di tutto, verificare la presenza di eventuali cause di non punibilità, come impone l’art. 129 c.p.p., che obbliga il giudice a pronunciare sentenza di proscioglimento in ogni stato e grado del processo se ne ricorrono le condizioni.

La Decisione sul ricorso per cassazione e il Principio di Diritto

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno trattato il caso con la procedura semplificata de plano, prevista quando l’esito del ricorso appare scontato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello può essere impugnata in cassazione solo per motivi estremamente specifici e circoscritti.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’accordo sulla pena in appello (art. 599 bis c.p.p.) comporta una rinuncia implicita a far valere la maggior parte dei motivi di gravame. L’imputato, accettando il ‘patteggiamento in appello’, si preclude la possibilità di contestare nel merito la propria colpevolezza. Il ricorso per cassazione è ammesso solo se si contestano:

1. Vizi nella formazione della volontà di aderire al concordato (ad esempio, se il consenso è stato estorto o viziato).
2. Il mancato consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme da quanto concordato tra le parti.

Sono invece inammissibili, come nel caso di specie, le censure relative ai motivi rinunciati, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., o a presunti vizi nella determinazione della pena, a meno che questa non sia illegale (ad esempio, perché fuori dai limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

Poiché la doglianza dell’imputato riguardava proprio la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., essa rientrava a pieno titolo tra i motivi a cui si rinuncia con l’accordo. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato al di fuori dei casi consentiti dalla legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura prevalentemente ‘abdicativa’ del concordato in appello. Chi sceglie questa strada processuale ottiene il vantaggio di una pena concordata e potenzialmente più mite, ma deve essere consapevole di rinunciare a quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione. Il ricorso per cassazione rimane un’opzione eccezionale e non una terza istanza di giudizio per rimettere in discussione il merito della vicenda. La decisione della Cassazione comporta, per il ricorrente, non solo la conferma della condanna ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile presentare un ricorso per cassazione contro una sentenza emessa con la procedura del “concordato in appello” (art. 599 bis c.p.p.)?
No, il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o a un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito.

La mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (art. 129 c.p.p.) può essere un motivo valido per ricorrere in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale doglianza è inammissibile, in quanto si considera un motivo a cui la parte ha implicitamente rinunciato aderendo all’accordo sulla pena.

Cosa succede se un ricorso per cassazione avverso una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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