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Ricorso per cassazione avvocato: l’inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un cittadino contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla normativa introdotta nel 2017, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso per cassazione da parte di un avvocato iscritto all’apposito albo. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, poiché l’obbligo di assistenza legale è ormai una regola consolidata e la sua ignoranza è considerata colpevole.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Avvocato: Perché è Obbligatorio e Cosa Rischia chi Fa da Sé

L’assistenza di un legale qualificato è un pilastro del nostro sistema giudiziario, specialmente nei gradi più alti di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per presentare un ricorso per cassazione, l’avvocato non è un’opzione, ma un requisito indispensabile. La decisione analizza il caso di un cittadino che, agendo personalmente, ha visto il suo ricorso respinto senza nemmeno entrare nel merito, con conseguente condanna a spese e sanzioni. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione di un cittadino di impugnare personalmente un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia. Quest’ultimo aveva confermato un decreto di espulsione emesso in precedenza dal Magistrato di Sorveglianza. Convinto delle proprie ragioni, il soggetto ha presentato direttamente ricorso alla Corte di Cassazione, senza affidarsi a un difensore.

Questo atto, apparentemente un esercizio del proprio diritto di difesa, si è scontrato con una precisa e inderogabile norma procedurale che regola l’accesso al giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte e il ruolo del ricorso per cassazione con avvocato

La Suprema Corte, con l’ordinanza del 14 novembre 2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso immediatamente inammissibile. La decisione non si è basata sul merito delle argomentazioni del ricorrente, ma su un vizio formale insuperabile: la mancanza della firma di un difensore iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.

I giudici hanno richiamato la riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, che, a partire dal 3 agosto 2017, ha modificato il codice di procedura penale. Questa legge ha stabilito chiaramente che qualsiasi ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato cassazionista. Il fai-da-te legale, in questo contesto, non è più consentito.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte è netta e si fonda su due pilastri. Il primo è il dato normativo inequivocabile dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, come introdotto dalla citata legge. La norma non lascia spazio a interpretazioni: la difesa tecnica è obbligatoria. Questo principio era già stato cristallizzato da una pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 8914 del 2018), che aveva risolto ogni dubbio interpretativo.

Il secondo pilastro riguarda la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La Corte ha specificato che, a diversi anni dall’entrata in vigore della legge, l’ignoranza di questa regola procedurale non è più scusabile. Si configura, quindi, un profilo di colpa nel comportamento del ricorrente, che, tentando di agire in autonomia, ha promosso un ricorso privo di ogni possibilità di successo, giustificando l’applicazione della sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito severo sull’importanza della difesa tecnica qualificata. Chiunque intenda adire la Corte di Cassazione deve necessariamente rivolgersi a un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Tentare di agire personalmente non solo garantisce il fallimento dell’iniziativa processuale, con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ma espone anche a conseguenze economiche significative, come la condanna alle spese e a una pesante sanzione. La giustizia “fai da te” davanti alla Suprema Corte è una strada chiusa e costosa.

È possibile presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. A partire dal 3 agosto 2017, la legge n. 103/2017 ha reso obbligatoria la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. Un ricorso presentato personalmente è inammissibile.

Qual è la conseguenza di un ricorso per cassazione non firmato da un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito della questione sollevata, ma si fermeranno alla verifica del requisito formale, respingendo l’atto in via preliminare.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, può essere condannato anche a versare una sanzione pecuniaria (nella fattispecie, tremila euro) alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver presentato un ricorso senza rispettare le regole procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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