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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso patteggiamento di un imputato che contestava l’ammontare della multa applicata, sostenendo fosse diversa da quella pattuita. La Corte ha stabilito che il motivo non rientra tra quelli tassativamente previsti dalla legge per impugnare una sentenza di patteggiamento e che, in ogni caso, il verbale d’udienza confermava la correttezza della pena inflitta dal giudice.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti Stretti dell’Impugnazione

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali. Tuttavia, una volta raggiunto l’accordo e ottenuta la sentenza del giudice, le possibilità di ripensamento sono molto limitate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini invalicabili del ricorso patteggiamento, confermando che non ogni doglianza può portare a una revisione della decisione.

I Fatti del Caso: Una Pena Contestata

Il caso in esame riguarda un imputato che, dopo aver concordato una pena di sei anni e sei mesi di reclusione e una multa, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo della contestazione era una presunta difformità tra l’accordo raggiunto con il pubblico ministero e la sentenza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari. Nello specifico, l’imputato sosteneva che la multa concordata fosse di € 7.667,00, mentre la sentenza aveva applicato una pena pecuniaria di € 9.500,00.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Patteggiamento

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei motivi per cui è consentito impugnare una sentenza di patteggiamento, motivi che sono stati significativamente ristretti dalla normativa vigente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma elenca tassativamente i motivi per cui è possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Essi includono:

1. Un vizio nell’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare.
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza del giudice.
3. L’errata qualificazione giuridica del fatto contestato.
4. L’illegalità della pena applicata o della misura di sicurezza.

La Corte ha osservato che la lamentela dell’imputato, pur essendo presentata come un ‘difetto di correlazione’, non rientrava in realtà in nessuna di queste categorie. I giudici hanno verificato gli atti processuali, in particolare il verbale di udienza, dal quale emergeva chiaramente che la richiesta di pena, poi accolta dal collegio, era esattamente quella di sei anni e sei mesi di reclusione e € 9.500,00 di multa. Non vi era quindi alcuna discrepanza tra quanto richiesto e quanto deciso.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato, avvalorato anche dalle Sezioni Unite: la valutazione sulla correttezza della pena concordata, una volta approvata dal giudice di merito, non può essere oggetto di censura in sede di legittimità, a meno che non si tratti di una pena contra legem, cioè palesemente illegale. Nel caso di specie, la pena era del tutto legittima.

Le Conclusioni: Conseguenze e Principio di Diritto

La declaratoria di inammissibilità ha comportato conseguenze economiche per il ricorrente. Essendo evidente la colpa nella proposizione di un ricorso privo di fondamento, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende.

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: l’accordo raggiunto con il patteggiamento è quasi tombale. Il ricorso patteggiamento è un rimedio eccezionale, esperibile solo per vizi specifici e gravi. Una semplice divergenza sulla quantificazione della pena, se non supportata da prove concrete e se smentita dagli atti ufficiali, non è sufficiente per rimettere in discussione la sentenza.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento se si ritiene che la pena applicata sia diversa da quella concordata?
No, se la discrepanza è solo prospettata dal ricorrente ma smentita dagli atti processuali. La Corte di Cassazione, nel caso specifico, ha verificato dal verbale d’udienza che la pena applicata corrispondeva a quella effettivamente richiesta, rendendo il motivo di ricorso infondato.

Quali sono i motivi validi per presentare un ricorso patteggiamento in Cassazione?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., i motivi sono limitati a: problemi nell’espressione della volontà dell’imputato, difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, erronea qualificazione giuridica dei fatti, e illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se emerge che il ricorso è stato proposto per colpa (cioè in modo temerario o negligente), il ricorrente può essere condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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