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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di tre imputati contro una sentenza di patteggiamento. Gli imputati lamentavano una pena eccessiva, ma la Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso patteggiamento è consentito solo per specifici motivi di legittimità, tra cui non rientra la congruità della pena concordata.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento in Cassazione: i Limiti Imposti dalla Legge

Il ricorso patteggiamento rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza, ma i suoi confini sono stati definiti in modo sempre più stringente dalla normativa e dalla giurisprudenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7 Penale, Ord. Num. 22990 Anno 2025) offre un chiaro esempio dei limiti invalicabili per chi intende impugnare una sentenza emessa a seguito di accordo sulla pena. Analizziamo insieme la decisione per comprendere quando e perché un ricorso di questo tipo viene dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso

Tre individui, dopo aver concordato la pena con il Pubblico Ministero secondo il rito del patteggiamento, decidevano di impugnare la sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare. Attraverso un ricorso congiunto, lamentavano una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione alla determinazione della pena, ritenuta eccessiva. La loro richiesta alla Corte di Cassazione era, di conseguenza, l’annullamento della sentenza.

Il Ricorso Patteggiamento e i Suoi Limiti Normativi

La Corte di Cassazione ha immediatamente qualificato i ricorsi come ‘palesemente inammissibili’. Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, introdotto con la cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (legge n. 103/2017).

A partire dal 3 agosto 2017, questa norma ha drasticamente limitato i motivi per cui è possibile presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Essi sono tassativamente circoscritti a:
1. Vizi legati all’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, un consenso non libero o consapevole).
2. Difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza del giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto contestato.
4. Illegalità della pena applicata o della misura di sicurezza.

Qualsiasi motivo di ricorso che non rientri in questo elenco non può essere preso in esame dalla Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che la doglianza degli imputati, relativa a una pena ritenuta semplicemente ‘eccessiva’, non rientra in nessuno dei motivi ammessi dalla legge. Una volta che l’accordo tra difesa e accusa viene ratificato dal giudice, non è più possibile contestare l’entità della pena o l’applicazione delle circostanze, a meno che la pena stessa non sia ‘illegale’.

Su questo punto, i giudici hanno fornito un chiarimento fondamentale: per definire una pena ‘illegale’, non è sufficiente sostenere che il giudice non abbia spiegato adeguatamente i criteri utilizzati per la sua determinazione. È necessario, invece, che il risultato finale del calcolo sia oggettivamente contrario alla legge, ad esempio perché supera i limiti massimi previsti per quel reato o perché applica una tipologia di sanzione non consentita.

La decisione di patteggiare implica l’accettazione della pena concordata. Rimetterla in discussione successivamente per una presunta eccessività equivarrebbe a snaturare l’istituto stesso del patteggiamento, che si fonda proprio sull’accordo delle parti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio consolidato e rafforzato dalla recente riforma: il ricorso patteggiamento non è una terza istanza di giudizio sul merito della pena. È uno strumento di controllo della legittimità dell’accordo e della sua ratifica. Chi sceglie la via del patteggiamento deve essere consapevole che, salvo i rari casi di illegalità della sanzione o di vizi del consenso, la pena concordata diviene definitiva e non può essere rinegoziata in Cassazione sulla base di una mera valutazione di congruità.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento perché la pena è considerata troppo alta?
No, secondo la Corte di Cassazione non è possibile. A seguito della riforma del 2017, il ricorso contro una sentenza di patteggiamento può essere proposto solo per motivi specifici, tra cui non rientra la semplice valutazione di eccessività della pena concordata tra le parti.

Quali sono i motivi validi per un ricorso patteggiamento in Cassazione?
I motivi ammessi sono quelli attinenti all’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, un consenso viziato), al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto, e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa si intende per ‘pena illegale’ nel contesto di un patteggiamento?
Una pena è ‘illegale’ non quando il giudice non ha motivato a sufficienza la sua quantificazione, ma quando il risultato finale del calcolo è contrario alla legge, ad esempio perché supera i limiti massimi previsti o è di un tipo non consentito per quel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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