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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sull’art. 448, co. 2-bis c.p.p., che vieta di impugnare il patteggiamento per la mancata valutazione di un’assoluzione ex art. 129 c.p.p. Il ricorso è stato giudicato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: la Cassazione ne Dichiara l’Inammissibilità

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie più comuni per definire un procedimento penale in modo rapido. Tuttavia, le possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva sono molto limitate. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini invalicabili del ricorso patteggiamento, soprattutto dopo le riforme legislative. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato contro una sentenza di patteggiamento, dichiarato inammissibile con importanti conseguenze per il ricorrente.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Bari, accogliendo l’accordo tra le parti, applicava a un imputato la pena di 4 mesi di arresto per il reato previsto dall’art. 707 del codice penale. La difesa dell’imputato, non condividendo l’esito, decideva di proporre ricorso per cassazione avverso tale sentenza.

I Motivi del Ricorso Patteggiamento

Il difensore ha basato il ricorso patteggiamento su un unico motivo, articolato in più punti:
1. Erronea applicazione della legge penale e difetto di motivazione: si lamentava la mancata valutazione da parte del giudice delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.
2. Errata qualificazione giuridica dei fatti: si contestava come il fatto era stato inquadrato legalmente.
3. Errata determinazione della pena: si criticava la quantificazione della sanzione applicata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. Secondo i giudici, i motivi presentati non solo erano generici, ma si scontravano con una precisa norma di legge che limita drasticamente le possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda principalmente sull’interpretazione dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto con la legge n. 103 del 2017. Questa norma stabilisce chiaramente che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è inammissibile se si lamenta l’omessa valutazione delle condizioni per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. La legge, infatti, preclude alla Corte di sindacare questa specifica scelta del giudice di primo grado quando la sentenza deriva da un accordo tra accusa e difesa.

In questi casi, la Cassazione deve procedere a una declaratoria di inammissibilità “de plano”, cioè senza neppure la necessità di un’udienza formale, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p.

Inoltre, la Corte ha giudicato generici anche gli altri motivi di ricorso. Le critiche sulla qualificazione giuridica erano prive di qualsiasi specificazione, mentre la doglianza sulla determinazione della pena era infondata, poiché la sanzione era stata applicata esattamente nella misura concordata dalle parti stesse.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: accettare il patteggiamento comporta una quasi totale rinuncia all’impugnazione. La riforma del 2017 ha blindato la sentenza di patteggiamento, escludendo la possibilità di contestarla sulla base della mancata assoluzione immediata. Proporre un ricorso patteggiamento per motivi non consentiti dalla legge non solo è inutile, ma anche controproducente. Come stabilito dall’art. 616 c.p.p., alla declaratoria di inammissibilità per colpa del ricorrente consegue la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, in questo caso 3.000 euro, alla Cassa delle ammende. La decisione serve quindi da monito: il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per rimettere in discussione l’accordo volontariamente raggiunto con il patteggiamento.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento lamentando che il giudice non ha valutato un’assoluzione immediata?
No. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 2017, vieta espressamente di presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento per questo specifico motivo.

Quali sono le conseguenze di un ricorso patteggiamento dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

Perché gli altri motivi del ricorso, relativi alla qualificazione giuridica e alla pena, sono stati respinti?
La Corte li ha ritenuti generici e privi di qualsiasi specificazione. Inoltre, la contestazione sulla pena è stata considerata infondata perché la sanzione applicata era esattamente quella concordata tra le parti nell’accordo di patteggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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