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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per reati di stupefacenti. La decisione sottolinea che l’impugnazione è possibile solo per i motivi tassativamente indicati dalla legge, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: la Cassazione Conferma i Limiti di Impugnabilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini stringenti entro cui è possibile contestare una sentenza emessa a seguito di patteggiamento. Il caso in esame riguarda un ricorso patteggiamento presentato da due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti, dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte. Questa decisione offre spunti importanti sulle conseguenze processuali ed economiche di un’impugnazione non fondata su motivi validi.

I Fatti del Caso: un’Impugnazione Dopo l’Accordo

Due individui, a seguito di un accordo con il pubblico ministero, avevano ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari una sentenza di applicazione della pena (il cosiddetto patteggiamento) per reati in materia di stupefacenti. Nonostante l’accordo fosse stato ratificato dal giudice, i due imputati decidevano di presentare separati ricorsi per cassazione, lamentando una violazione di legge.

Limiti al Ricorso Patteggiamento: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, esaminati i ricorsi, li ha dichiarati entrambi inammissibili. La decisione si fonda su una norma precisa del codice di procedura penale, l’articolo 448, comma 2-bis. Questa disposizione elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento alla Suprema Corte. Al di fuori di queste specifiche ipotesi, l’impugnazione non può essere nemmeno esaminata nel merito.

Le Conseguenze Economiche dell’Inammissibilità

A seguito della declaratoria di inammissibilità, e in assenza di prove che l’errore non fosse imputabile ai ricorrenti, la Corte ha applicato quanto previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. Di conseguenza, i due individui sono stati condannati non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è puramente processuale e si basa su un’interpretazione rigorosa della legge. L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso contro una sentenza di patteggiamento è consentito solo per motivi attinenti a:
* L’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, se il consenso è stato viziato).
* Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
* L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che i motivi addotti dai ricorrenti non rientravano in nessuna di queste categorie. Pertanto, il ricorso era ab origine inammissibile, senza possibilità di un esame di merito. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta e automatica di tale inammissibilità, come chiarito anche da una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 86/2000).

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti di un’impugnazione. Il patteggiamento, una volta raggiunto l’accordo tra le parti e ratificato dal giudice, diventa una sentenza difficilmente contestabile in Cassazione. Tentare un ricorso al di fuori dei casi specificamente previsti dalla legge non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo propone. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze di patteggiamento e la natura eccezionale del controllo di legittimità su di esse.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento in Cassazione?
No, non è sempre possibile. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento a motivi specifici, come vizi nella volontà dell’imputato, errore nella qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

Quali sono le conseguenze se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in € 3.000,00.

Perché la Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso nel caso specifico?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti non rientravano in nessuna delle categorie tassativamente previste dalla legge (art. 448, comma 2-bis c.p.p.) per impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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