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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per i reati di rapina e ricettazione. Il ricorso era basato unicamente su vizi relativi al trattamento sanzionatorio. La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., il ricorso patteggiamento è consentito solo se si lamenta la mancata assoluzione dell’imputato per evidente innocenza, come previsto dall’art. 129 c.p.p., e non per contestare la pena concordata.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile? La Cassazione Chiarisce

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un istituto fondamentale del nostro sistema processuale penale che permette di definire il processo in modo rapido. Tuttavia, la stabilità delle sentenze emesse con questo rito è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti specifici per presentare un ricorso patteggiamento, confermando un orientamento ormai consolidato. Analizziamo la decisione per comprendere quali sono gli unici motivi validi per impugnare una sentenza di patteggiamento.

I Fatti di Causa

Nel caso in esame, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Verona aveva applicato, su richiesta delle parti, una pena a un imputato per i reati di rapina e ricettazione. L’imputato, attraverso il suo difensore, ha successivamente presentato ricorso per cassazione avverso tale sentenza. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione nella determinazione del trattamento sanzionatorio, ovvero nella quantificazione della pena concordata.

La Decisione della Corte e il Ricorso Patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa introdotta con la cosiddetta “Riforma Orlando” (legge n. 103/2017), che ha modificato le regole per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

Le Motivazioni: l’Applicazione dell’Art. 448, comma 2-bis c.p.p.

La Corte ha fondato la sua decisione sull’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo chiaro che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è inammissibile se non mira a far valere un punto specifico: l’omessa pronuncia di una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’articolo 129 c.p.p.

In altre parole, l’imputato può impugnare la sentenza di patteggiamento solo se ritiene che il giudice, nonostante l’accordo sulla pena, avrebbe dovuto assolverlo perché sussistevano le condizioni per un proscioglimento immediato (ad esempio, per evidente innocenza o perché il fatto non costituisce reato). Qualsiasi altra censura, inclusa quella relativa alla congruità o alla determinazione della pena pattuita, non è ammessa.

Nel caso specifico, il ricorrente si era limitato a contestare la definizione del trattamento sanzionatorio, un motivo espressamente escluso dalla legge. Di conseguenza, il suo ricorso non poteva essere esaminato nel merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accordo raggiunto con il patteggiamento cristallizza la pena, rendendola non più contestabile in sede di legittimità. La scelta di accedere a questo rito alternativo implica una rinuncia a far valere determinate doglianze, concentrando l’eventuale impugnazione sulla sola, e più radicale, questione della mancata assoluzione.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche:
1. Stabilità degli Accordi: Rafforza la stabilità delle sentenze di patteggiamento, evitando ricorsi dilatori basati sulla mera rinegoziazione della pena.
2. Responsabilità della Difesa: Sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e consapevole da parte della difesa prima di formalizzare l’accordo, poiché le possibilità di impugnazione sono estremamente limitate.
3. Conseguenze dell’Inammissibilità: Un ricorso presentato per motivi non consentiti viene dichiarato inammissibile con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
No. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce limiti molto precisi alla possibilità di presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento.

Per quali motivi si può presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
L’unico motivo valido per impugnare una sentenza di patteggiamento è sostenere che il giudice avrebbe dovuto pronunciare una sentenza di proscioglimento immediato (assoluzione) ai sensi dell’art. 129 c.p.p., perché, ad esempio, l’innocenza dell’imputato era evidente.

Cosa succede se si presenta un ricorso per motivi non consentiti, come la sola quantificazione della pena?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo che la richiesta non venga esaminata nel merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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