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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato legato agli stupefacenti. La Corte chiarisce che i motivi di impugnazione sono tassativamente previsti dall’art. 448, co. 2-bis c.p.p. e non includono la mancata declaratoria di cause di proscioglimento, rendendo il ricorso patteggiamento infondato se non basato su tali specifici motivi.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Limiti Tassativi per l’Impugnazione in Cassazione

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come ‘patteggiamento’, rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali. Tuttavia, la scelta di questo rito alternativo comporta significative limitazioni sulle possibilità di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con chiarezza quali sono i confini invalicabili per un ricorso patteggiamento, dichiarando inammissibile un’impugnazione basata su motivi non espressamente previsti dalla legge.

Il Caso in Esame: un Ricorso Fuori dai Binari

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, D.P.R. 309/1990). L’imputato lamentava, in sostanza, una violazione di legge e un vizio di motivazione, poiché il giudice di merito non aveva dichiarato l’esistenza di una causa di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

La Disciplina del Ricorso Patteggiamento: una Via Stretta

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, ha immediatamente richiamato l’attenzione sull’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla riforma del 2017, ha circoscritto in modo molto netto le ragioni per cui è possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento. I motivi ammessi sono esclusivamente i seguenti:

1. Vizi della volontà: quando l’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare è stata viziata.
2. Difetto di correlazione: in caso di mancata corrispondenza tra la richiesta di patteggiamento e quanto deciso nella sentenza.
3. Errata qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato qualificato giuridicamente in modo errato.
4. Illegalità della pena: qualora la pena applicata o la misura di sicurezza disposta siano illegali.

Qualsiasi altro motivo, al di fuori di questo elenco tassativo, non può essere posto a fondamento di un ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente inammissibile. Le ragioni addotte dal ricorrente, incentrate sulla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. (obbligo della declaratoria di determinate cause di non punibilità), non rientrano in nessuna delle quattro ipotesi previste dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. L’imputato, infatti, non ha contestato né la sua volontà di patteggiare, né la correlazione tra richiesta e sentenza, né la qualificazione giuridica del reato, né l’eventuale illegalità della pena concordata.

Di conseguenza, la Cassazione ha concluso che il ricorrente ha tentato di percorrere una via di impugnazione che la legge gli preclude esplicitamente. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato e serve da monito per chi intende accedere al rito del patteggiamento. La scelta di questo percorso processuale è strategica e deve essere ponderata con attenzione, poiché implica una rinuncia quasi totale al diritto di impugnazione. Il ricorso patteggiamento è un’opzione eccezionale, limitata a vizi gravi e specifici. La pretesa di un’assoluzione nel merito è una questione che deve essere affrontata nel dibattimento ordinario e non può essere recuperata dopo aver accettato un accordo sulla pena. La sentenza di patteggiamento, una volta emessa, assume una stabilità quasi definitiva, salvo i rari casi previsti dalla legge.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è consentito solo per specifici motivi tassativamente elencati dalla legge, come previsto dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi per cui si può impugnare una sentenza di patteggiamento?
I motivi sono: problemi con l’espressione della volontà dell’imputato, mancanza di correlazione tra la richiesta e la sentenza, errata qualificazione giuridica del fatto, e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La mancata assoluzione per una causa di non punibilità (art. 129 c.p.p.) è un motivo valido per ricorrere contro un patteggiamento?
No, secondo questa ordinanza, la mancata declaratoria di una causa di proscioglimento non rientra tra i motivi tassativamente previsti dalla legge e, pertanto, un ricorso basato su tale motivo è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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