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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38042/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. I ricorrenti avevano lamentato vizi di motivazione e un’erronea qualificazione giuridica, ma la Corte ha ribadito che il ricorso patteggiamento è proponibile solo per i motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tra cui non rientravano le censure sollevate. La decisione conferma la limitata possibilità di impugnare le sentenze emesse con questo rito speciale.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti all’Impugnazione Chiariti dalla Cassazione

L’istituto del patteggiamento rappresenta una delle vie più comuni per la definizione accelerata dei procedimenti penali. Tuttavia, la scelta di questo rito comporta significative limitazioni al diritto di impugnazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito la rigidità dei presupposti per un efficace ricorso patteggiamento, dichiarando inammissibili le doglianze di tre imputati. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i confini di questo strumento processuale.

I Fatti del Caso

Tre soggetti, a seguito di un giudizio definito con il rito del patteggiamento presso il Giudice dell’Udienza Preliminare di Pavia, decidevano di impugnare la sentenza. La pena applicata era stata concordata tra le parti in relazione a fattispecie di reato contestate agli stessi. Nonostante l’accordo raggiunto, i difensori proponevano ricorso per cassazione, ritenendo la sentenza viziata per diverse ragioni.

I Motivi del Ricorso Patteggiamento

Le censure mosse dai ricorrenti erano eterogenee. Un imputato lamentava un vizio di motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio e un’erronea applicazione della legge penale in merito agli elementi costitutivi del reato. Gli altri due, invece, eccepivano la totale assenza di motivazione della sentenza, in violazione degli articoli 125 e 546 del codice di procedura penale.

In sostanza, i ricorsi miravano a rimettere in discussione aspetti che, di norma, si considerano definiti con l’accordo sul patteggiamento, come la congruità della pena e la corretta qualificazione giuridica del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni difensive, dichiarando i ricorsi inammissibili.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2017, elenca in modo tassativo i soli motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. Essi sono:

1. Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, se il consenso al patteggiamento non è stato libero e consapevole).
2. Difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza del giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La Corte ha osservato che nessuna delle lamentele sollevate dai ricorrenti rientrava in questo elenco. Le critiche sulla motivazione, sulla congruità della sanzione o sulla valutazione degli elementi di prova non costituiscono motivi validi per impugnare una sentenza di patteggiamento. I giudici hanno inoltre sottolineato che la pronuncia impugnata, seppur sinteticamente, aveva motivato sulla congruità della pena e sulla correttezza della qualificazione giuridica, facendo riferimento ai verbali di arresto e di sequestro dello stupefacente.

Infine, la Corte ha adottato la procedura “de plano”, prevista dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., che consente di dichiarare l’inammissibilità senza udienza formale, proprio per i ricorsi avverso le sentenze di applicazione della pena.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: la scelta del patteggiamento implica una sostanziale rinuncia a contestare nel merito la decisione del giudice, salvo i ristretti casi previsti dalla legge. Chi accede a questo rito deve essere consapevole che le possibilità di impugnazione sono estremamente limitate. La decisione di inammissibilità ha comportato per i ricorrenti la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, a ulteriore dimostrazione dei rischi di un ricorso infondato.

È sempre possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per un numero limitato di motivi specificamente elencati dalla legge all’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi validi per un ricorso patteggiamento secondo la Cassazione?
I motivi validi sono esclusivamente quelli attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se i motivi di un ricorso contro una sentenza di patteggiamento non rientrano tra quelli consentiti?
Se i motivi non rientrano nell’elenco tassativo previsto dalla legge, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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