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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, poiché il motivo sollevato (carenza di motivazione su cause di proscioglimento) non rientra tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. La decisione conferma che il ricorso patteggiamento ha limiti precisi.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti Imposti dalla Legge

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale estremamente tecnica e con confini ben definiti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i limiti entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti. La decisione sottolinea come, a seguito delle modifiche introdotte dalla L. n. 103/2017, i motivi di ricorso siano tassativamente elencati, escludendo censure di carattere generale come la carenza di motivazione su eventuali cause di assoluzione.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo aver concordato una pena con il pubblico ministero (patteggiamento) davanti al Tribunale di Ravenna, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso si fondava sulla presunta carenza di motivazione da parte del giudice di merito in ordine alla sussistenza di possibili cause di proscioglimento, così come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. In sostanza, il ricorrente lamentava che il giudice del patteggiamento non avesse adeguatamente valutato e argomentato l’assenza di condizioni che avrebbero potuto portare a una sua completa assoluzione, nonostante l’accordo sulla pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Patteggiamento

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su una rigida interpretazione della normativa vigente, che disciplina in modo specifico le impugnazioni delle sentenze di patteggiamento.

L’Analisi della Normativa di Riferimento

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la riforma del 2017, stabilisce un elenco chiuso e tassativo dei motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. Essi sono:
1. Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare.
2. Difetto di correlazione tra l’accusa contestata e la sentenza emessa.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto contestato.
4. Illegalità della pena applicata o della misura di sicurezza disposta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha evidenziato come il motivo sollevato dal ricorrente – la carenza di motivazione sulle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. – non rientri in nessuna delle quattro categorie ammesse dalla legge. La scelta legislativa del 2017 è stata quella di limitare drasticamente la possibilità di impugnare l’accordo raggiunto tra accusa e difesa, per garantire la stabilità delle sentenze di patteggiamento e deflazionare il carico dei giudizi di legittimità. Pertanto, qualsiasi doglianza che esuli da questo elenco prestabilito non può essere presa in considerazione dalla Corte. Il vizio denunciato non atteneva né alla volontà dell’imputato, né a un errore sulla qualificazione del reato o sull’illegalità della pena, ma a un aspetto motivazionale che la legge esclude espressamente dal novero dei motivi di ricorso ammessi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: chi accede al rito del patteggiamento accetta una definizione del processo che preclude, in larga misura, la possibilità di rimettere in discussione l’accertamento di responsabilità in sede di impugnazione. Le uniche porte per un ricorso efficace sono quelle, molto strette, indicate dall’art. 448, comma 2-bis c.p.p. La conseguenza pratica per chi presenta un ricorso basato su motivi non consentiti è severa: non solo il ricorso viene dichiarato inammissibile, ma il ricorrente viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma significativa alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui è possibile presentare ricorso, escludendo altre ragioni.

La mancata motivazione su una possibile causa di assoluzione è un valido motivo per impugnare un patteggiamento?
No, secondo la Corte di Cassazione in questa ordinanza, questo motivo non rientra nell’elenco di quelli ammessi dalla legge per il ricorso contro una sentenza di patteggiamento.

Cosa succede se si presenta un ricorso per patteggiamento per motivi non consentiti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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