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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per tentato furto aggravato. Il motivo dell’appello, relativo alla presunta carenza di motivazione sulla pena, non rientra tra quelli tassativamente previsti dalla legge (art. 448, co. 2-bis, c.p.p.). Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea i rigidi limiti per l’impugnazione di un ricorso patteggiamento.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti Fissati dalla Cassazione

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per accelerare i tempi della giustizia. Tuttavia, la scelta di questo rito comporta delle precise conseguenze, soprattutto per quanto riguarda le possibilità di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi confini entro cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento, confermando che i motivi di appello sono tassativamente limitati dalla legge.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Velletri. L’imputato, accordatosi con la pubblica accusa, aveva ottenuto l’applicazione di una pena per il reato di tentato furto aggravato e recidiva. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva successivamente di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Motivo del Ricorso Patteggiamento

Il ricorrente lamentava, con un unico motivo, un vizio specifico della sentenza: la presunta mancanza di motivazione riguardo alle ragioni che avevano portato alla determinazione della pena applicata. In sostanza, la difesa sosteneva che il giudice non avesse spiegato adeguatamente il percorso logico-giuridico seguito per quantificare la sanzione, seppur concordata tra le parti.

La Decisione della Corte e i Limiti Normativi

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno la necessità di un’udienza formale. La decisione si fonda su una norma chiave della procedura penale: l’articolo 448, comma 2-bis. Questa disposizione elenca in modo tassativo i motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere impugnata. Tra questi non figura la carenza di motivazione sulla quantificazione della pena concordata.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono di natura prettamente procedurale e si basano sulla logica stessa dell’istituto del patteggiamento. Quando l’imputato e il pubblico ministero raggiungono un accordo sulla pena, essi accettano implicitamente la congruità della sanzione proposta. La valutazione del giudice si concentra sulla correttezza della qualificazione giuridica del fatto e sull’adeguatezza della pena, ma non è tenuto a fornire una motivazione dettagliata come in un giudizio ordinario, proprio perché la pena è frutto di un accordo negoziale.

L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto per deflazionare il carico della Cassazione e dare stabilità alle sentenze di patteggiamento, limita espressamente l’appello a questioni come l’errata espressione della volontà dell’imputato, vizi del consenso, o l’illegalità della pena. La censura sollevata dal ricorrente, relativa alla motivazione, esula completamente da questo elenco. Pertanto, il ricorso è stato giudicato privo dei presupposti di legge per poter essere esaminato nel merito.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame ribadisce un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento implica una rinuncia a far valere determinate doglianze. Chi presenta un ricorso patteggiamento per motivi non consentiti dalla legge non solo non otterrà una revisione della sentenza, ma andrà incontro a conseguenze negative. Come stabilito dalla Corte, l’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una cospicua somma (quattromila euro) alla Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta e consapevole prima di impugnare una sentenza frutto di un accordo processuale, le cui vie di riesame sono volutamente e strettamente circoscritte dal legislatore.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, non è possibile. L’impugnazione è consentita solo per i motivi tassativamente elencati dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Qual è stata la ragione specifica per cui il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo sollevato – la presunta carenza di motivazione sulla quantificazione della pena – non rientra tra quelli previsti dalla legge come validi per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento?
Chi presenta un ricorso inammissibile viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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