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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato lamentava la mancata motivazione sul perché non fosse stato prosciolto ai sensi dell’art. 129 c.p.p. La Suprema Corte ha stabilito che tale vizio è sindacabile solo se la causa di non punibilità è evidente dal testo della sentenza, cosa non avvenuta nel caso di specie, dove il motivo di ricorso patteggiamento era generico.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Limiti e Inammissibilità secondo la Cassazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale dai contorni ben definiti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i limiti entro cui è possibile impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. Analizzeremo come la Suprema Corte abbia ribadito il suo orientamento restrittivo, sottolineando che il controllo di legittimità è ammesso solo in casi eccezionali e ben circostanziati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla decisione del G.i.p. del Tribunale di Lecco, che aveva applicato a un imputato la pena concordata con il pubblico ministero, secondo il rito del patteggiamento previsto dall’art. 444 del codice di procedura penale. Successivamente, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza. L’unica doglianza sollevata riguardava un presunto vizio di motivazione: secondo la difesa, il giudice di merito non aveva specificato le ragioni per cui non aveva applicato l’art. 129 c.p.p., norma che impone l’immediato proscioglimento dell’imputato qualora sussista una causa di non punibilità.

Il Ricorso Patteggiamento e i Suoi Limiti

La difesa ha incentrato il ricorso patteggiamento su un punto cruciale: l’obbligo del giudice di valutare, prima di applicare la pena concordata, l’eventuale sussistenza di cause di proscioglimento. Il mancato esplicito ragionamento su questo punto, secondo il ricorrente, costituiva un vizio di motivazione che invalidava la sentenza. Tuttavia, l’approccio della difesa è stato ritenuto dalla Suprema Corte troppo generico e non supportato da elementi concreti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara spiegazione basata su principi giuridici consolidati. Gli Ermellini hanno premesso che il ricorso avverso una sentenza di patteggiamento propone questioni non consentite, data la natura negoziale dell’accordo tra accusa e difesa.

Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 39159 del 2019), la Corte ha ribadito un principio fondamentale: una sentenza di patteggiamento può essere oggetto di controllo di legittimità per vizio di motivazione, in relazione alla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., soltanto se dal testo stesso della sentenza impugnata appaia evidente la sussistenza di una causa di non punibilità.

Nel caso specifico, il ricorrente si era limitato a denunciare l’omessa motivazione in modo del tutto “generico ed apodittico”, senza indicare alcun elemento concreto ed evidente, desumibile dalla sentenza, che potesse far emergere una causa di proscioglimento. Di conseguenza, il motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso privo dei requisiti di legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma la rigidità con cui la Corte di Cassazione valuta i ricorsi avverso le sentenze di patteggiamento. La decisione sottolinea che l’accordo sulla pena limita notevolmente le successive possibilità di impugnazione. Il controllo sulla corretta applicazione dell’art. 129 c.p.p. non è escluso in assoluto, ma è confinato a ipotesi eccezionali in cui l’innocenza o la non punibilità dell’imputato emergano ictu oculi dal provvedimento stesso. Per gli operatori del diritto, questo rappresenta un monito a non intraprendere impugnazioni generiche, che non solo non hanno possibilità di successo, ma espongono anche il proprio assistito a ulteriori sanzioni economiche.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancata motivazione sul proscioglimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale impugnazione è ammissibile solo se la causa di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) è palesemente evidente dal testo stesso della sentenza impugnata. Non è sufficiente una lamentela generica.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, l’art. 616 del codice di procedura penale prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata a 3.000 euro.

Perché il motivo di ricorso è stato definito ‘generico ed apodittico’?
Perché la difesa si è limitata a sostenere che il giudice non aveva motivato la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., senza però indicare alcun elemento specifico presente nella sentenza che potesse rendere evidente una causa di non punibilità. Era un’affermazione non supportata da prove concrete desumibili dagli atti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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