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Ricorso Patteggiamento: Limiti e Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato aveva contestato la mancata valutazione delle cause di proscioglimento, un motivo non previsto dalla legge per questo tipo di impugnazione. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso patteggiamento è possibile solo per vizi specifici, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando la Cassazione lo Dichiara Inammissibile

Il ricorso patteggiamento rappresenta una delle questioni più delicate della procedura penale. Sebbene il patteggiamento sia uno strumento deflattivo del processo, la possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva è strettamente limitata dalla legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 24574/2025, offre un chiaro esempio di questi limiti, dichiarando inammissibile un ricorso basato su motivi non consentiti.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di un accordo con la pubblica accusa, otteneva dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna una sentenza di patteggiamento per reati di tentato furto aggravato e falso. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso si fondava sulla presunta violazione dell’art. 129 del codice di procedura penale, sostenendo che il giudice di primo grado avrebbe omesso di valutare la sussistenza di eventuali cause di proscioglimento, che devono essere rilevate d’ufficio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neanche procedere a un’udienza pubblica, con una decisione de plano. La Corte ha chiarito che i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento sono tassativamente elencati dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. La doglianza sollevata dal ricorrente non rientrava in nessuna delle categorie ammesse dalla norma.

Ricorso Patteggiamento: Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione restrittiva dei motivi di impugnazione della sentenza di patteggiamento. L’articolo 448, comma 2-bis, c.p.p. stabilisce che il pubblico ministero e l’imputato possono ricorrere in Cassazione solo per motivi attinenti a:

1. L’espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento è stato viziato.
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha applicato una pena diversa da quella concordata.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo errato.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La Cassazione ha sottolineato che il motivo addotto dal ricorrente – l’omessa valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. – non è compreso in questo elenco. Pertanto, il ricorso era ab origine inammissibile. La scelta di patteggiare implica una rinuncia a contestare l’accusa nel merito, e il controllo del giudice è limitato alla correttezza dell’accordo e all’assenza di cause di proscioglimento evidenti e immediatamente rilevabili (ictu oculi), un vaglio che si presume essere stato compiuto dal giudice che ha emesso la sentenza. Sollevare la questione in Cassazione per motivi diversi da quelli espressamente previsti si traduce in un tentativo di eludere i limiti posti dal legislatore.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento è una decisione quasi irreversibile. Le vie di impugnazione sono estremamente ristrette per evitare che un rito pensato per essere rapido si trasformi in un’ulteriore fase processuale. Chi accetta di patteggiare deve essere consapevole che sta rinunciando a gran parte delle facoltà difensive tipiche del processo ordinario. L’esito del ricorso inammissibile comporta, inoltre, conseguenze economiche severe per il ricorrente, che, come nel caso di specie, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma considerevole (4.000,00 euro) alla cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso palesemente infondato.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per un numero limitato e specifico di motivi previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi consentiti per impugnare una sentenza di patteggiamento?
I motivi ammessi riguardano esclusivamente vizi nella formazione della volontà dell’imputato, la mancata corrispondenza tra la richiesta delle parti e la decisione del giudice, l’errata qualificazione giuridica del reato e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Cosa succede se si propone un ricorso per motivi non previsti dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Questa decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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