Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18001 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18001 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 08/04/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: NOME nato a CASTROVILLARI il 02/01/1967 NOME nato a CASTROVILLARI il 23/09/1996
COGNOME nato a CASTROVILLARI il 01/12/1971
avverso la sentenza del 14/11/2024 del GIUDICE COGNOME PRELIMINARE di CASTROVILLARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
NOME COGNOME NOME COGNOME e NOME COGNOME ricorrono, a mezzo dei propri difensori di fiducia, avverso la sentenza indicata in epigrafe, con la quale è stata applicata la pena ai sensi degli artt. 444 e ss. cod. proc. pen., deducendo violazione di legge, sostanziale e processuale, e vizio motivazionale in relazione all’erronea applicazione dell’art. 73 D.P.R. 309/1990, all’omesso riconoscimento dell’ipotesi lieve di cui al comma 5 e delle attenuanti generiche, alla mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen. e alla congruità della pena.
Il ricorso è palesemente inammissibile per cause che possono dichiararsi senza formalità ai sensi dell’art. 610 comma 5bis cod. proc. pen. introdotto dall’art. 1, comma 62, della legge 23.6.2017 n. 103, a decorrere dal 3 agosto 2017.
Ed invero, a far tempo da tale ultima data, successivi alla quale sono sia la richiesta di patteggiamento che la relativa impugnativa (cfr. art. 1, co. 51, della I. 23.6.2017 n. 103) il pubblico ministero e l’imputato possono proporre ricorso per cassazione contro la sentenza di applicazione della pena ex artt. 444 e ss. cod. proc. pen. “solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena e della misura di sicurezza”.
Non rientrano più, pertanto, tra i motivi di ricorribilità per cassazione quello -come avvenuto nel caso che ci occupa- attinente alla mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen.
Così pure, le proposte alle doglianze in punto di dosimetria della pena e di attenuanti, peraltro assolutamente generiche, sono manifestamente inammissibili in quanto, come visto, l’ambito di ricorribilità rispetto a sentenze come quella che ci occupa è ristretto ai soli casi di illegalità della pena.
Ancora, va rilevato che la contestazione dell’erronea qualificazione giuridica del fatto risulta inconsistente e si risolve in una formula vuota di contenuti, non risultando in alcun modo evidenziati gli elementi di fatto, giustificativi di un diverso inquadramento giuridico del fatto, neppure indicato, o sostanzianti l’erronea qualificazione giuridica attribuita al fatto e ritenuta in sentenza.
Condivisibilmente, questa Corte di legittimità ha affermato -e va qui ribaditoche l’erroneità della qualificazione giuridica del fatto, meramente enunciata, scherma la richiesta di una sentenza di proscioglimento, parimenti immotivata, che, in sostanza, elude i limiti normativi (Sez. 6, ord. n. 2721 del 8/1/2018, COGNOME, Rv. 272026). E, in ogni caso, che a seguito dell’introduzione dell’art.448 comma 2 bis cod. proc. pen. la possibilità di ricorrere per cassazione deducendo
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l’erronea qualificazione, del fatto contenuto in una sentenza di patteggiamento è
limitata ai casi in cui tale qualificazione risulti, con indiscussa immediatezza, palesemente eccentrica rispetto al contenuto del capo d’imputazione, dovendo in
particolare escludersi l’ammissibilità dell’impugnazione che richiami, quale necessario passaggio logico del motivo del ricorso, aspetti in fatto e probatori che
non risultino con immediatezza dalla contestazione (così Sez. 6 ord. 3108 del
08/01/2018, COGNOME Rv 272252; conf. ord. n. 45391 del 21/11/2024, COGNOME, non mass.); e, del pari, è stato affermato che in tema di applicazione della pena su
richiesta delle parti, la possibilità di ricorrere per cassazione deducendo, ai sensi dell’art. 448, co. 2 bis, cod. proc. pen. l’erronea qualificazione del fatto contenuto
in sentenza è limitata ai soli casi di errore manifesto, con conseguente inammissibilità della denuncia di errori valutativi, in diritto, che non risultino
evidenti dal testo del provvedimento impugnato (Sez 1 n. 15553 del 20/03/2018,
Rv 272619);
4. Alla declaratoria di inammissibilità consegue, ai sensi dell’art. 616
cod.proc.pen., la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e, non ravvisandosi assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost., sent. n. 186/2000), al versamento della somma di euro 4.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila ciascuno in favore della
Cassa delle ammende.
Così deciso in data 8 aprile 2025 Il Consigliere estensore COGNOME
Il PrT sente