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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento, sottolineando che i motivi di impugnazione sono tassativamente previsti dalla legge. Poiché le ragioni addotte dal ricorrente non rientravano tra quelle consentite, il ricorso patteggiamento è stato giudicato manifestamente infondato, con conseguente condanna alle spese processuali e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Limiti Imposti dalla Cassazione

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta, comunemente noto come patteggiamento, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del carico giudiziario. Tuttavia, la sua natura consensuale impone limiti stringenti alla possibilità di impugnazione. Con la recente ordinanza n. 18779/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito la tassatività dei motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento, dichiarando inammissibile un’impugnazione fondata su ragioni non contemplate dalla legge.

I Fatti del Caso: L’Impugnazione di una Sentenza di Patteggiamento

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Messina. L’imputato, dopo aver concordato la pena con il pubblico ministero e ottenuto la ratifica del giudice, decideva di impugnare la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso Patteggiamento: Una Difesa non Prevista

I motivi del ricorso si concentravano su un aspetto specifico: la presunta mancanza di motivazione da parte del giudice di merito circa l’insussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. In sostanza, il ricorrente sosteneva che il giudice, prima di applicare la pena concordata, avrebbe dovuto escludere in modo più esplicito e argomentato la possibilità di un’assoluzione immediata.

Questa linea difensiva, tuttavia, si scontra con i limiti normativi specifici che regolano questo tipo di impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno richiamato il dettato dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Essi sono:

1. Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La Corte ha evidenziato come le doglianze del ricorrente, relative alla motivazione sulle cause di proscioglimento, non rientrassero in nessuna di queste categorie. Di conseguenza, il ricorso patteggiamento è stato proposto per motivi non consentiti dalla legge, rendendolo inammissibile sin dall’inizio.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame conferma il rigore con cui la giurisprudenza interpreta le norme sull’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. La scelta di questo rito alternativo implica una sostanziale rinuncia a far valere determinate difese nel merito. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: il ricorso in Cassazione non è uno strumento per rimettere in discussione l’accordo raggiunto, ma solo un rimedio eccezionale per correggere vizi specifici e gravi espressamente previsti dal legislatore.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce motivi tassativi. Il ricorso è ammesso solo per questioni relative all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Qual era il motivo del ricorso nel caso specifico e perché è stato respinto?
Il ricorrente lamentava la mancata motivazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. Il motivo è stato respinto perché non rientra tra quelli specificamente ed esclusivamente previsti dalla legge per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata equitativamente fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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