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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso patteggiamento. La Corte ha dichiarato inammissibile l’appello di un imputato che contestava la mancata applicazione di una circostanza di lieve entità. La decisione si basa sul fatto che, dopo la riforma del 2017, i motivi di ricorso sono tassativamente elencati e non includono la valutazione delle circostanze del reato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Motivi Tassativi per l’Impugnazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale di grande interesse, soprattutto dopo le modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 5450 del 2025, offre un chiaro esempio dei limiti invalicabili posti dal legislatore per l’impugnazione delle sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti. Comprendere quali motivi possono essere sollevati e quali no è fondamentale per evitare una declaratoria di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche.

I Fatti del Caso: un Ricorso Respinto

Nel caso di specie, un imputato aveva presentato ricorso in Cassazione avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Bologna. L’unico motivo di doglianza riguardava la presunta violazione di legge per la mancata applicazione dell’ipotesi di lieve entità, una circostanza attenuante prevista da una normativa specifica (l. 110/75). L’imputato riteneva che il giudice di merito avesse errato nel non riconoscere la minore gravità del fatto, con conseguente ingiustizia della pena applicata.

Limiti del Ricorso Patteggiamento Post-Riforma

La Corte di Cassazione ha immediatamente dichiarato il ricorso inammissibile. La chiave di volta della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017), ha drasticamente ristretto l’ambito di appellabilità delle sentenze di patteggiamento. In base a tale articolo, il pubblico ministero e l’imputato possono proporre ricorso per cassazione solo per motivi molto specifici, quali:

* Vizi nell’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare.
* Difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza emessa dal giudice.
* Errata qualificazione giuridica del fatto contestato.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Qualsiasi altro motivo, inclusa la valutazione delle circostanze del reato come la lieve entità, è escluso da questa lista tassativa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ribadito che la doglianza del ricorrente, relativa alla mancata applicazione di una circostanza attenuante, non rientra in nessuno dei casi consentiti. Si tratta di una questione di merito, legata alla valutazione della gravità del fatto, che non può essere oggetto di sindacato in sede di legittimità per una sentenza di patteggiamento. La scelta di accedere a questo rito premiale implica l’accettazione della pena concordata, salvo i ristretti casi di illegalità o vizi procedurali previsti dalla norma. La decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato, come richiamato dalla stessa Corte (Sez. 4, n. 38235/2018), secondo cui le censure relative al trattamento sanzionatorio, se non sfociano in una pena illegale, sono precluse.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità non è stata priva di conseguenze per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte lo ha condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, riconoscendo un profilo di colpa nella presentazione di un ricorso palesemente infondato, ha imposto il pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve quindi come monito: il ricorso patteggiamento è uno strumento da utilizzare con estrema cautela e solo quando si è in presenza di uno dei vizi tassativamente previsti dalla legge, per non incorrere in sanzioni e nella conferma definitiva della sentenza impugnata.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi specifici e tassativamente indicati dalla legge, come l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.

La mancata applicazione di una circostanza attenuante rientra tra i motivi validi per un ricorso patteggiamento?
No, secondo la decisione della Corte, la questione relativa alla mancata applicazione di un’ipotesi di lieve entità non è più compresa tra i casi per cui è ammesso il ricorso in Cassazione avverso le sentenze di patteggiamento.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in presenza di colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso non consentito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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