Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile? L’Analisi della Cassazione
Il ricorso patteggiamento rappresenta uno snodo cruciale nel diritto processuale penale, poiché definisce i confini entro cui è possibile contestare un accordo sulla pena. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito la severità dei criteri di ammissibilità, specialmente quando l’impugnazione riguarda la qualificazione giuridica del fatto. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere i rischi e le limitate possibilità di successo di un’azione legale di questo tipo.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Fermo, con la quale un imputato veniva condannato a una pena di un mese e venti giorni di reclusione. Ritenendo errata la qualificazione giuridica del reato contestato e viziata la motivazione della sentenza, l’imputato decideva di proporre ricorso per cassazione, chiedendone l’annullamento.
I Limiti Imposti dalla Legge al Ricorso Patteggiamento
La Corte di Cassazione ha immediatamente qualificato il ricorso come inammissibile, fondando la propria decisione sul costante orientamento giurisprudenziale e sulle precise disposizioni dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2017, ha circoscritto in modo significativo le ragioni per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento.
La Questione della Qualificazione Giuridica del Fatto
In particolare, la legge stabilisce che un errore nella qualificazione giuridica del fatto può essere fatto valere solo in casi eccezionali. Non è sufficiente una semplice divergenza interpretativa; è necessario che la qualificazione adottata dal giudice sia, con ‘indiscussa immediatezza’, palesemente eccentrica rispetto ai fatti descritti nel capo di imputazione. In altre parole, l’errore deve essere talmente evidente da non richiedere alcuna valutazione complessa o un riesame del merito della vicenda.
La Decisione della Corte: Le Motivazioni
Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha chiarito che la verifica sull’osservanza dei limiti imposti dalla legge deve basarsi esclusivamente su tre elementi: i capi di imputazione, la succinta motivazione della sentenza e i motivi dedotti nel ricorso. Qualsiasi tentativo di sollecitare una ‘rilettura del fatto’ – come avvenuto nel caso di specie – esula dalle competenze della Corte di Cassazione e si traduce inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità.
I giudici hanno sottolineato come il motivo di ricorso si limitasse a proporre una valutazione alternativa dei fatti, senza evidenziare quell’errore macroscopico e palese richiesto dalla norma. L’impugnazione, quindi, non denunciava un errore di diritto evidente, ma mirava a un riesame del merito, precluso in sede di legittimità.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
L’ordinanza conferma un principio consolidato: accedere al giudizio di Cassazione dopo un patteggiamento è un percorso estremamente difficile e rischioso. La decisione di impugnare deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché un ricorso privo dei rigidi requisiti di legge non solo viene respinto, ma comporta anche conseguenze economiche negative.
In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, e in assenza di prove che il ricorrente abbia agito senza colpa, la Corte ha condannato quest’ultimo al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: il ricorso contro il patteggiamento non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per ridiscutere i fatti, ma solo come rimedio eccezionale contro errori di diritto palesi e immediatamente riconoscibili.
È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, la possibilità è molto limitata. Il ricorso è ammesso solo per specifici motivi previsti dalla legge, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto, ma solo a condizione che tale errore sia palese, indiscutibile ed immediatamente evidente dalla semplice lettura degli atti.
Cosa intende la Corte quando parla di qualificazione del fatto ‘palesemente eccentrica’?
Si riferisce a casi in cui la classificazione del reato data dal giudice è immediatamente e indiscutibilmente errata e stravagante rispetto a quanto descritto nel capo d’imputazione, senza che sia necessaria alcuna complessa valutazione o un riesame dei fatti.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2261 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2261 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 27/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 14/02/1987
avverso la sentenza del 15/02/2024 del TRIBUNALE di FERMO
dato av iso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Ritenuto che con sentenza pronunciata ex art. 444 cod. proc. pen. in data 15 febbraio 2024, il Tribunale di Fermo ha applicato a NOME COGNOME la pena di mesi 1 e giorni 20 di reclusione avendolo ritenuto colpevole per i reati ascritti che per l’annullamento di predetta sentenza l’imputato ha proposto ricorso per cassazione eccependo il vizio di motivazione, l’inosservanza ed erronea applicazione della legge con riferimento alla qualificazione giuridica del fatto.
Considerato che il ricorso è inammissibile)
r~r -inammts510 perché contrario al costante orientamento della giurisprudenza per cui, in tema di applicazione delta pena su richiesta delle parti, la possibilità di ricorrere per cassazione deducendo, ai sensi dell’art. 4 comma 2-bis cod. proc. pen., introdotto dall’art. 1, comma 50 della legge 23 giugno 2017 n. 103, l’erronea qualificazione del fatto contenuto in sentenza è limitata ai casi in cui tale qualificazione risulti, con indiscussa immediatezza palesemente eccentrica rispetto al contenuto del capo di imputazione, con conseguente inammissibilità dell’impugnazione che denunci errori valutativi in diritto che non risultino evidenti dalla contestazione. In motivazione la Corte ha precisato che la verifica sull’osservanza della previsione contenuta nell’art. 444 comma 2, cod. proc. pen. deve essere condotta esclusivamente sulla base dei capi di imputazione, della succinta motivazione della sentenza e dei motivi dedotti nel ricorso (Sez. 5, n. 33145 del 08/10/2020, Cari, Rv. 279842 – 01). Il motivo, invece, si limita ad una rilettura del fatto, inammissibile in sede d legittimità, tenuto conto dei limiti di cui all’art. 448, comma 2-bis, cod. proc pen. -il ricorso deve.perciò essere dichiarato inammissibile e, tenuto conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale nonche rilevato che nella fattispecie non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità del ricorso consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali nonché della somma equitativamente fissata in C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende. Corte di Cassazione – copia non ufficiale
PER QUESTI MOTIVI
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 27 settembre 2024
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