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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4920/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento proposto da un imputato. Il motivo, basato su una generica e aspecifica illegalità della pena, è stato ritenuto non consentito ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., che elenca tassativamente i casi di impugnazione per le sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Limiti Imposti dalla Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini stringenti per l’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di patteggiamento. L’analisi del caso offre spunti cruciali per comprendere quando un ricorso patteggiamento è ammissibile e quando, invece, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La pronuncia sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e rientranti nel perimetro tassativamente indicato dalla legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza del Giudice per l’Udienza Preliminare (GIP) del Tribunale di Mantova. In quella sede, l’imputato e il Pubblico Ministero avevano raggiunto un accordo ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale (c.d. patteggiamento). Il giudice, accogliendo la richiesta concorde delle parti, aveva applicato la pena di un anno e nove mesi di reclusione, oltre a 534,00 euro di multa, per una serie di reati contestati.

Avverso tale sentenza, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, con un unico motivo, l’illegalità della pena inflitta in relazione agli articoli 133 e 133-bis del codice penale.

Il Ricorso Patteggiamento e la Violazione di Legge

Il difensore ha fondato il ricorso su una presunta violazione di legge, sostenendo che la pena patteggiata fosse illegale. Tuttavia, il motivo di ricorso è stato articolato in maniera generica, senza specificare in che modo e secondo quali parametri la pena concordata e applicata dal giudice violasse le disposizioni normative invocate. In sostanza, si contestava la pena senza fornire un’effettiva e concreta allegazione di illegalità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni fondamentali: la proposizione di un motivo non consentito e la sua genericità e aspecificità.

L’ambito del ricorso patteggiamento secondo l’art. 448 c.p.p.

I giudici di legittimità hanno richiamato il disposto dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma circoscrive in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Tali motivi sono:

1. Difetti relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
2. Mancata correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza del giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La Corte ha osservato che il ricorso presentato, pur richiamando formalmente l’illegalità della pena, lo faceva in modo del tutto generico e astratto. Non veniva spiegato perché la pena concordata fosse illegale, ma si contestava implicitamente la sua congruità, una valutazione di merito preclusa sia in sede di patteggiamento che nel successivo giudizio di cassazione.

Il ricorrente non ha allegato alcuna effettiva illegalità (come, ad esempio, l’applicazione di una pena superiore al massimo edittale o inferiore al minimo), ma si è limitato a una contestazione generica. Di conseguenza, il motivo è stato ritenuto al di fuori del perimetro consentito dalla legge, configurandosi come un tentativo di rimettere in discussione l’accordo già raggiunto tra le parti e ratificato dal giudice.

Conclusioni

La decisione in commento conferma un principio consolidato: l’istituto del patteggiamento si fonda su un accordo processuale che limita fortemente le successive possibilità di impugnazione. Il ricorso patteggiamento non può essere utilizzato per contestare nel merito la quantificazione della pena concordata, a meno che non si configuri una vera e propria illegalità, che deve essere specificamente dedotta e dimostrata. La genericità e l’aspecificità dei motivi conducono inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
No, l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento è limitata. È possibile ricorrere in Cassazione solo per i motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi validi per un ricorso patteggiamento in Cassazione?
I motivi consentiti sono: problemi legati alla volontà dell’imputato (es. consenso viziato), mancata corrispondenza tra la richiesta e la sentenza, errata qualificazione giuridica del fatto, e illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per genericità?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, come nel caso di specie, non viene esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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