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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, poiché basato su motivi non previsti dalla legge. L’ordinanza ribadisce che, dopo la riforma del 2017, il ricorso patteggiamento è limitato a specifiche violazioni, escludendo la contestazione sulla mancata verifica delle cause di proscioglimento. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile l’Appello in Cassazione?

L’istituto del patteggiamento rappresenta una delle vie più percorse nel processo penale per definire la posizione dell’imputato in modo rapido. Tuttavia, una volta che la sentenza è stata emessa, quali sono le possibilità di contestarla? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti stringenti del ricorso patteggiamento, chiarendo quali motivi possono essere validamente presentati e quali, invece, conducono a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Due imputati avevano concordato con la pubblica accusa una pena (patteggiamento) per i reati loro ascritti, ratificata dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale. Nello specifico, al primo imputato veniva applicata una pena di tre anni, undici mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa di 2.767 euro, mentre al secondo una pena di tre anni, nove mesi e dieci giorni di reclusione e una multa di 2.667 euro. Nonostante l’accordo, gli imputati, tramite il loro difensore, decidevano di presentare ricorso per cassazione avverso tale sentenza.

Il Motivo del Ricorso Patteggiamento Contestato

Il fulcro del ricorso verteva su un unico motivo: la presunta violazione dell’articolo 606, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Secondo la difesa, la sentenza era viziata da una motivazione carente riguardo all’insussistenza delle cause di proscioglimento previste dall’articolo 129 dello stesso codice. In altre parole, gli imputati lamentavano che il giudice non avesse adeguatamente spiegato perché non sussistessero le condizioni per una loro assoluzione immediata, nonostante la richiesta di patteggiamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, basando la sua decisione sull’interpretazione rigorosa dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento.

I motivi ammessi sono esclusivamente:
1. Problemi relativi all’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, un consenso viziato).
2. Difetto di correlazione tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza emessa.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto contestato.
4. Illegalità della pena applicata o della misura di sicurezza disposta.

La Corte ha sottolineato che la censura sollevata dai ricorrenti – ovvero la mancata verifica delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. – non rientra in nessuna di queste categorie. Pertanto, il ricorso è stato considerato inammissibile perché articolato su una censura non consentita dalla legge in questa specifica sede. A supporto della propria tesi, la Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali conformi che consolidano questo orientamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. La legge circoscrive la possibilità di ricorrere in Cassazione a vizi specifici e gravi, escludendo una rivalutazione generale della decisione del giudice di primo grado. La critica sulla motivazione relativa all’assenza di cause di assoluzione non costituisce un valido motivo di ricorso. Di conseguenza, all’inammissibilità è seguita la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nell’aver promosso un ricorso privo di fondamento legale.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancata motivazione sulla non applicabilità dell’art. 129 c.p.p.?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo motivo non rientra tra quelli tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis del codice di procedura penale, che limita le ragioni per cui si può fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento.

Quali sono i motivi per cui si può presentare un ricorso patteggiamento in Cassazione?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis c.p.p., il ricorso è consentito solo per motivi riguardanti l’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, l’erronea qualificazione giuridica del fatto, e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisa una colpa nella causa di inammissibilità, anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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