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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2615/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento presentato da un imputato. L’appello si basava su una presunta carenza di motivazione, eccessività della pena ed erronea qualificazione del fatto. La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono tassativamente limitati e non includono la mancata valutazione delle cause di proscioglimento. Inoltre, gli altri motivi sono stati giudicati generici e quindi inammissibili.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Limiti Imposti dalla Cassazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta una delle questioni più delicate della procedura penale. Quando è possibile impugnare una sentenza frutto di un accordo tra accusa e difesa? Con la recente ordinanza n. 2615 del 2024, la Corte di Cassazione torna a tracciare i confini precisi dell’impugnabilità, ribadendo la natura eccezionale di questo strumento e sanzionando i ricorsi generici o dilatori.

I Fatti del Caso

Il caso origina da una sentenza emessa dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Verona, che applicava a un imputato, su concorde richiesta delle parti, una pena di un anno e otto mesi di reclusione e seicento euro di multa. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di presentare ricorso per cassazione, sollevando tre principali doglianze:
1. La carenza di motivazione riguardo all’assenza di cause di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p.
2. L’eccessività della pena e la contraddittorietà della motivazione sul punto.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto.

La Decisione della Cassazione sul ricorso patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in toto. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: i limiti tassativi imposti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale e la genericità dei motivi presentati dalla difesa. Questo provvedimento conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, volto a preservare la stabilità delle sentenze di patteggiamento e a evitare impugnazioni pretestuose.

L’ambito Ristretto dell’Impugnazione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Questa norma, introdotta nel 2017, elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Essi includono:
* Problemi relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* Erronea qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Corte ha chiarito che la contestazione sulla mancata verifica delle cause di proscioglimento (art. 129 c.p.p.) non rientra in questo elenco. Pertanto, il primo motivo di ricorso è stato ritenuto inammissibile per legge.

La Genericità come Causa di Inammissibilità

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati respinti, ma per una ragione differente: la loro genericità. La Corte ha sottolineato che un ricorso non può limitarsi a una “mera asserzione” o a una “apodittica affermazione”. È necessario, invece, un confronto puntuale e argomentato con le ragioni della decisione impugnata. Nel caso di specie, la difesa non aveva specificato perché la pena fosse eccessiva né per quale dei reati contestati la qualificazione giuridica fosse errata, rendendo le doglianze indeterminate e, di conseguenza, inammissibili.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si basano sulla funzione tipica dell’impugnazione, che è quella di una critica argomentata e specifica al provvedimento contestato. Un ricorso deve indicare con precisione le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a supporto della richiesta, delimitando l’oggetto del gravame. L’indeterminatezza e la genericità dei motivi, come evidenziato dalle Sezioni Unite nella sentenza Galtelli del 2016, condannano il ricorso all’inammissibilità. L’appello non può essere uno strumento meramente dilatorio, ma deve servire a una revisione critica e costruttiva della decisione di primo grado, entro i limiti stabiliti dal legislatore. Per il patteggiamento, questi limiti sono particolarmente stringenti, proprio per la natura consensuale del rito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento è un importante monito per la difesa. Prima di intraprendere la via del ricorso patteggiamento, è fondamentale verificare che i motivi rientrino nel perimetro tracciato dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Inoltre, ogni motivo deve essere sviluppato in modo specifico e dettagliato, evitando formulazioni generiche che non si confrontano con la sentenza. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancata motivazione sulla sussistenza di cause di proscioglimento?
No, l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita i motivi di ricorso per cassazione a casi specifici, tra i quali non rientra la mancata verifica delle cause di proscioglimento previste dall’articolo 129 c.p.p.

Quali sono i motivi consentiti per un ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è consentito solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se i motivi di ricorso contro un patteggiamento sono presentati in modo generico?
Un ricorso con motivi generici, che si limitano a mere affermazioni senza un confronto puntuale e argomentato con le ragioni della sentenza, viene dichiarato inammissibile. Questo comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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